Parole di Silo in occasione della commemorazione del trentesimo anniversario – Punta de Vacas 4 Maggio 1999
Cari amici:
Eccoci di nuovo qui! Siamo qui, per questa celebrazione, circondati da alcuni amici che furono presenti fin dall’inizio delle nostre attività e anche in compagnia di altri che, da meno tempo, ci accompagnano in questo difficile compito di umanizzazione in un mondo che, contrariamente alle nostre aspirazioni, si disumanizza giorno dopo giorno.
D’altra parte, per riguardo verso alcuni dei presenti che non contano su di una versione adeguata dei nostri lavori e del nostro insieme di idee, crediamo sia giusto esporre alcuni punti che, sebbene eccessivamente semplificati, possano dare una immagine approssimativa dei fatti che diedero origine a questa corrente di pensiero e azione che fu espressa pubblicamente, per la prima volta, in questo stesso luogo desolato, trent’anni fa.
Eravamo nella decade del ‘60. Era ormai passata da tempo la barbarie della seconda guerra mondiale e in alcuni luoghi aveva luogo un grande processo di ricostruzione economica e di riordinamento sociale… malgrado ciò, i conflitti bellici continuavano, la fame e le diseguaglianze si estendevano in vaste aree e la capacità di distruzione massiva cresceva senza freni. Il mondo si era bipolarizzato e in entrambi i blocchi si predicava la corsa agli armamenti come una necessità per evitare l’aggressione degli oppositori… Così stavano le cose, il globo si trovava diviso fra ideologie capaci di agire come strumento di dominio, ma che non erano in condizione di intendere il momento storico in cui si trovavano, tanto meno di intendere il processo verso il quale erano trascinate. La crisi di civilizzazione che cominciò ad esprimersi in quell’epoca non fu, ad ogni modo, un fenomeno originale, ma piuttosto il semplice proseguimento ed esacerbazione degli stessi fattori che avevano contribuito a generare le mostruosità e le catastrofi mondiali. È in tale clima di malessere generale che irrompono i fenomeni giovanili di quell’epoca, fra i quali si può scorgere un piccolo gruppo che muove i suoi passi a partire da queste latitudini e che si estende verso punti ogni volta più distanti. Questo gruppo non può esprimersi liberamente perché fin da allora cominciavano a succedersi le dittature e quando l’attività militante dei suoi membri li porta di fronte alla necessità di comunicare le loro proposte ad insiemi più numerosi, comincia a scatenarsi il conflitto che porterà all’incarceramento e alla deportazione di tanti giovani che oggi vogliamo ricordare: giovani valorosi del Cile e dell’Argentina che continuarono a sviluppare in esilio quel movimento nascente. Vogliamo anche ricordare in special modo i primi membri della Spagna, d’Italia, e degli Stati Uniti, i quali accolsero con solidarietà gli esiliati di quella epoca. Oggi, vari di questi vecchi amici sono qui presenti, uniti da tante esperienze comuni… A tutti loro, va il nostro caloroso saluto.
Ma continuiamo col nostro racconto. Durante la decade del ‘70 comincia ad articolarsi l’organizzazione della Comunità per lo Sviluppo Umano… si tratta di una raggruppamento sociale e culturale che, col passare degli anni, viene riconosciuta dalle Nazioni Unite. Già da allora si fissano parametri dottrinari più precisi e si stabiliscono le caratteristiche di questo nuovo tipo di movimento che ormai non può più essere confuso con lo spontaneismo di altri gruppi, sulla via di una chiara decadenza e disintegrazione. È a partire dalla Comunità per lo Sviluppo Umano (quell’organismo il cui logo mostrava un triangolo inscritto in un cerchio), che comincia a svilupparsi un numeroso insieme di club culturali, organizzazioni sociali di quartiere e raggruppamenti di base. Così si va formando lentamente questo Movimento Umanista che si espande attraverso differenti espressioni che vanno dalle campagne di alfabetizzazione nei paesi dei Caraibi e dell’Africa, al lavoro di sanità sociale in cui medici, paramedici e collaboratori agiscono, fra mille limitazioni, ma con grande spirito, in vari punti del mondo. Questo Movimento Umanista, tanto diversificato nelle sue attività sociali e culturali, dà anche origine a partiti politici che cominciano ad articolarsi recentemente nella decade dell’‘80. Ormai nella decade del ‘90 il movimento raggiunge la sua piena maturità concettuale, si definisce come Umanesimo Universalista o Nuovo Umanesimo, differenziandosi nettamente dagli antichi umanesimi con i quali non mantiene alcuna relazione organica né ideologica. Quest’anno si appresta a realizzare una valutazione completa di quanto fatto dai suoi primi passi ad oggi e si propone di definire la sua strategia per il secolo venturo.
Per completare il nostro quadro espositivo, diremo che ciò che alla fin fine definisce questo movimento, non è una determinata azione politica, una azione sociale o una attività culturale, ma un insieme di idee e uno stile di comportamento.
Semplificando al massimo le proposte più generali di questo movimento, potremmo dire che esso promuove in primo luogo l’ubicazione dell’essere umano come valore e preoccupazione centrale, in modo tale che nulla sia al di sopra dell’essere umano, né alcun essere umano sia al di sopra di un altro. In secondo luogo afferma l’uguaglianza di tutte le persone e, pertanto, lavora per superare la semplice formalità dell’uguaglianza di diritti di fronte alla legge, per avanzare verso un mondo di uguali opportunità per tutti. In terzo luogo, riconosce la diversità personale e culturale e pertanto riconosce le caratteristiche proprie di ogni popolo e condanna ogni tipo di discriminazione perpetrata in nome di differenze economiche, razziali, etniche e culturali. Quarto: auspica ogni tendenza allo sviluppo della conoscenza al di sopra delle limitazioni imposte al pensiero da pregiudizi accettati come verità assolute o immutabili. Quinto: afferma la libertà di idee e credenze e, infine, ripudia ogni forma di violenza, intesa non solamente come violenza fisica, ma anche sotto tutti gli aspetti di violenza economica, di violenza razziale, di violenza religiosa, di violenza morale e psicologica, come fenomeni quotidiani radicati in tutte le regioni del pianeta…
Queste proposte: considerare l’essere umano come valore centrale, proporre l’uguaglianza di opportunità per tutti, riconoscere la diversità opponendosi ad ogni forma di discriminazione, auspicare la libertà di pensiero e lottare contro ogni forma di violenza, caratterizzano il nostro pensiero e la nostra azione negli aspetti più generali. Allo stesso tempo, queste proposte finiscono per configurare uno stile di vita e una forma di relazione di altissimo valore morale, che può essere espressa in questa frase: “tratta gli altri come vuoi essere trattato!”
Infine va sottolineata, come aspetto determinante del nostro comportamento, la partecipazione in tutti i campi, allo scopo di portare avanti le proposte menzionate. Partecipare nelle aree culturali, sociali e politiche con tutta l’energia e la tenacia di cui siamo capaci, va più in là di una raccomandazione del nostro movimento, per trasformarsi in una necessità di questa epoca critica in cui viviamo. L’argomentazione che sostiene che tutto è in mano ad un sistema infinitamente potente e violento, che le sorti dipendono da corrotti e incapaci, invece di essere motivo di accettazione della nostra condizione di esseri umiliati e sottomessi, deve trasformarsi in uno stimolo fondamentale per cambiare lo stato delle cose pubbliche.
D’altra parte, mettiamo in risalto anche la dimensione di ciò che è strettamente personale e interpersonale che, sebbene inscritto nel contesto sociale, costituisce il nucleo della nostra esistenza. Le relazioni personali, oggi altamente deteriorate, mostrano l’aumento di una violenza sorda in cui il tu e il noi vanno scomparendo e in cui l’individuo, abbandonato, solo e stordito, non trova più vie d’uscita. In questo campo dobbiamo riaffermare che ogni essere umano ha il diritto di farsi domande sul senso della vita, sull’amore, sull’amicizia… su tutto ciò che è la poesia e la grandezza dell’esistenza umana, che una piccola e stupida cultura materialista cerca di denigrare trascinando tutto verso gli antivalori e la disintegrazione.
E in questa situazione che ci tocca vivere, riconosciamo il trionfo provvisorio della cultura dell’antiumanesimo e dichiariamo il fallimento dei nostri ideali che non è stato possibile compiere. Ma i trionfatori di oggi non hanno il futuro assicurato, perché una nuova spiritualità comincia ad esprimersi in tutto il mondo: non è la spiritualità della superstizione, non è la spiritualità dell’intolleranza, non è la spiritualità del dogma, non è la spiritualità della violenza religiosa, non è la pesante spiritualità delle vecchie tavole né dei logori valori; è la spiritualità che si è risvegliata dal suo profondo sonno, per nutrire nuovamente gli esseri umani nelle loro migliori aspirazioni.
Se oggi dobbiamo dichiarare il nostro fallimento, dobbiamo anche annunciare che una nuova civiltà sta nascendo, la prima civiltà planetaria della storia umana. Pertanto, quelle crisi che sopravvengono e sopravverranno ancora in un futuro prossimo, serviranno, nonostante la sciagura, a superare questa ultima tappa della preistoria umana… ognuno saprà se decidere o no di accompagnare questo cambiamento e ognuno comprenderà se cerca o no un rinnovamento profondo nella sua propria vita.
In questo trentesimo anniversario che celebriamo, voglio far giungere il più caldo ricordo alle centinaia di migliaia di nostri amici nel mondo, al contempo saluto fraternamente coloro che oggi sono qui ad accompagnarci.
Pace, Forza e Allegria per tutti