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Giornate di Esperienze

Silo

3,4,5 Maggio 2007, Punta de Vacas, Mendoza, Argentina

Care amiche, cari amici, pellegrini e visitatori del Parco Punta de Vacas. Vorrei toccare il nucleo principale di queste giornate, che è costituito dalla Riconciliazione come esperienza spirituale profonda. Ma so che saprete perdonarmi se faccio un giro, posticipando il tema per alcuni minuti, al fine di ambientare questa situazione alquanto straordinaria che stiamo vivendo.

Solamente quattro volte in quasi quarant’anni, abbiamo comunicato pubblicamente da qui, da questi desolati paragi di montagna. La prima volta lo facemmo nel 1969. Ed oggi vediamo alcune steli incise in differenti lingue che ricordano ciò che fu detto in quella occasione. Là c’è la sintesi di un sistema di pensiero e di azione che è stato poi espresso in diverse maniere, in diversi momenti e in diverse parti del mondo. In quell’epoca si parlò delle differenze che esistono tra il dolore fisico e la sofferenza mentale. E si considerò la Giustizia e la Scienza, dedicate totalmente al progresso delle società, come uniche strade per mitigare e far retrocedere il dolore dei nostri corpi. Ma in quanto alla sofferenza mentale, diversa dal dolore fisico, succedeva che non la si poteva far sparire con il solo contributo della Giustizia e della Scienza. Il continuo impegno applicato al progresso della Scienza e della Giustizia nelle società umane dava dignità alle cause migliori. Ugualmente, tentando di vincere la sofferenza mentale, si faceva un sforzo tanto importante quanto quello applicato per vincere il dolore. Da allora predichiamo che gli sforzi per superare il dolore e la sofferenza sono gli sforzi più degni dell’impresa umana.

Insieme a centinaia di migliaia di amici affettuosi, ci assumemmo il compito di umanizzare la Terra. Che cosa è stato per noi “Umanizzare la Terra”? È stato porre come massimo valore la libertà umana e come massima pratica sociale la non discriminazione e la non violenza. Tentando di umanizzare la Terra non ci esimevamo dagli obblighi che reclamavamo da altri. In realtà, c’imponevamo come norma di condotta l’esigenza di trattare gli altri come volevamo essere trattati.Ora abbiamo proposto di fare una sosta nel percorso dell’umanizzazione per riflettere sul senso della nostra esistenza e delle nostre azioni. Abbiamo pellegrinato fino a questi paragi desolati cercando la Forza che alimenti la nostra vita, cercando l’Allegria del fare e cercando la Pace mentale necessaria per progredire in questo mondo alterato e violento. In queste Giornate stiamo facendo una revisione della nostra vita, delle nostre speranze e anche dei nostri fallimenti al fine di pulire la mente da ogni falsità e contraddizione. Avere l’occasione di rivedere aspirazioni e frustrazioni è una pratica che, anche fosse per una sola volta nella vita, dovrebbe effettuare chiunque cerchi di avanzare nel suo sviluppo personale e nella sua azione nel mondo. Questi sono giorni di ispirazione e riflessione. Questi sono giorni di Riconciliazione. Riconciliazione sincera con noi stessi e con coloro che ci hanno ferito. In quelle relazioni dolorose che abbiamo patito non stiamo cercando di perdonare né di essere perdonati. Il perdono richiede che uno dei termini si metta ad un’altezza morale superiore e che l’altro termine si umili di fronte a chi perdona. Ed è chiaro che il perdono è un passo più avanzato di quello della vendetta, ma non lo è tanto quanto quello della riconciliazione.

Neppure stiamo cercando di dimenticare le offese che ci siano state. Non è il caso di tentare la falsificazione della memoria. È il caso di cercare di comprendere quello che è accaduto per entrare nel passo superiore del riconciliare. Niente di buono si ottiene personalmente o socialmente con l’oblio o col perdono. Né oblio né perdono! Perché la mente deve rimanere fresca ed attenta senza dissimulazioni né falsificazioni. Stiamo considerando ora il punto più importante della Riconciliazione che non ammette adulterazioni. Se cerchiamo la riconciliazione sincera con noi stessi e con quelli che ci hanno ferito intensamente è perché vogliamo una trasformazione profonda della nostra vita. Una trasformazione che ci tiri fuori dal risentimento nel quale, in definitiva, nessuno si riconcilia con nessuno e neanche con sé stesso. Quando arriviamo a comprendere che dentro di noi non abita un nemico ma bensì un essere pieno di speranze e fallimenti, un essere nel quale vediamo in rapida successione di immagini, bei momenti di pienezza e momenti di frustrazione e risentimento. Se arriviamo a comprendere che il nostro nemico è un essere che ha vissuto anch’egli con speranze e fallimenti, un essere nel quale ci sono stati bei momenti di pienezza e momenti di frustrazione e risentimento, avremo messo una sguardo umanizzatore sulla pelle della mostruosità.

Questo cammino verso la riconciliazione non sorge spontaneamente, cosi’ come non sorge spontaneamente il cammino verso la non violenza. Perché entrambi richiedono una grande comprensione e la formazione di una ripugnanza fisica della violenza.

Non saremo noi a giudicare gli errori, nostri o altrui, a questo fine ci saranno i risarcimenti umani e la giustizia umana e sarà la statura dei tempi quella che eserciterà il suo dominio, perché io non voglio giudicarmi né giudicare… voglio comprendere in profondità per pulire la mia mente da ogni risentimento.

Riconciliare non è dimenticare né perdonare, è riconoscere tutto quello che è accaduto e proporsi di uscire dal circolo vizioso del risentimento. È scorrere lo sguardo per riconoscere gli errori in se’ e negli altri. Riconciliarsi internamente è proporsi di non passare per lo stesso cammino due volte, ma disporsi a riparare doppiamente i danni prodotti. Però è chiaro che a coloro che ci hanno offeso non possiamo chiedere di riparare doppiamente i danni che ci hanno provocato. Tuttavia, è un buon compito far vedere loro la catena di danni che continuano a trascinarsi nella loro vita. Facendo ciò ci riconciliamo con chi abbiamo sentito prima come un nemico, anche se ciò non fa si’ che l’altro si riconcili con noi, ma questo fa già parte del destino delle sue azioni, sulle quali noi non possiamo decidere.

Stiamo dicendo che la riconciliazione non è reciproca tra le persone ed anche che la riconciliazione con se stessi non comporta come conseguenza che altri escano dal loro circolo vizioso, anche se si possono riconoscere i benefici sociali di una simile posizione individuale.

Il tema della riconciliazione è stato centrale nelle nostre giornate, ma sicuramente molti altri passi avanti avremo fatto pellegrinando fisicamente in un paesaggio sconosciuto che avrà risvegliato paesaggi profondi. E questo sarà possibile sempre che il Proposito che ci spinge a pellegrinare è una disposizione al rinnovamento o, meglio ancora, una disposizione alla trasformazione della propria vita.

In questi giorni abbiamo passato in rivista le situazioni che consideriamo più importanti nella nostra vita. Se abbiamo identificato quei momenti ed abbiamo fatto circolare la riconciliazione attraverso di essi, pulendo i risentimenti che ci legano al passato, avremo fatto un buon pellegrinaggio fino alla fonte del rinnovamento e della trasformazione.

Non dimentichiamo le piccole frasi che sono sorte dentro di noi, non dimentichiamo le intuizioni che ci sono arrivate improvvisamente, non tralasciamo di annotare alcune verità che siamo riusciti a presentire perché le abbiamo viste danzare brevemente nel nostro camminare o perché le abbiamo viste nei nostri sogni ristoratori dopo il nostro pellegrinaggio. Queste frasi, queste intuizioni e queste verità danzanti sono ispirazioni che siamo pronti a ringraziare e sono ispirazioni che c’invitano ad andare oltre nelle nostre esperienze non solo di riconciliazione ma anche di superamento delle contraddizioni, delle debolezze e delle paure.

Faccio voti affinché ciò che cerchiamo e ciò che troviamo c’infiammino e ci motivino molto profondamente.

Per teminare devo dire che riconosco e voglio condividere con tutti questa situazione che è simile a quella che abbiamo descritto in una delle nostre Esperienze Guidate…“Ritorno nel mondo con la fronte e le mani luminose. Così accetto il mio destino. Ecco il sentiero ed io, umile pellegrino che ritorna tra la sua gente. Io, che ritorno luminoso alle ore, al giorno ripetitivo, al dolore dell’uomo, alla sua semplice allegria. Io, che dò con le mie mani ciò che posso; che ricevo l’offesa ed il saluto fraterno, innalzo un canto al cuore che dall’oscuro abisso rinasce alla luce dell’anelato Senso”.