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Inaugurazione della Sala Sudamericana

Silo

7 Maggio 2005, La Reja, Argentina

Cari amici.

Ringraziamo per l’appoggio che abbiamo ricevuto da migliaia di persone in America del Sud. I loro nomi appaiono incisi nelle lastre di acciaio di quella grande stele.

Ringraziamo il lavoro di operai, disegnatori, architetti e costruttori.

Ringraziamo coloro che ci accompagnano in questa celebrazione.

… E ringraziamo perché possiamo inaugurare questo luogo aperto alla riflessione personale, allo studio e all’interscambio.

In questi momenti non dobbiamo dimenticare gli altri punti d’incontro che si stanno definendo e moltiplicando nei cinque continenti. In molti di essi, in numerose sale e salette, in diverse parti del mondo, si ascolta e si vede quello che diciamo e facciamo oggi qui perché, lo sappiamo bene, le parole e le immagini circolano da questi spazi ispiratori agli spazi virtuali e da lì risuonano negli spazi dell’attesa.

Molti di noi, ubicati in luoghi diversi, siamo allegri per questa celebrazione. Siamo allegri perché non dobbiamo ringraziare né i governi, né le imprese, né i potenti, né i mezzi di diffusione. Tutto è stato costruito qui e in diverse parti del mondo grazie agli sforzi del Movimento Umanista e di un insieme di persone che senza speculazioni né calcoli, ha appoggiato lo sviluppo del nostro Messaggio.

Pertanto, è opportuno ringraziare adesso questo grande Movimento citando i suoi ideali e le sue proposte fondamentali, che si formalizzano nei sei punti seguenti: “In primo luogo, propizia l’ubicazione dell’essere umano come valore e preoccupazione centrale, in modo tale che nulla sia al di sopra dell’essere umano, né alcun essere umano sia al di sopra di un altro. In secondo luogo, afferma l’uguaglianza di tutte le persone e lavora per superare la semplice formalità dell’uguaglianza di diritti di fronte alla legge per avanzare verso un mondo di uguali opportunità per tutti. In terzo luogo, riconosce la diversità personale e culturale affermando le caratteristiche proprie di ogni popolo e condannando ogni discriminazione praticata in nome di differenze economiche, razziali, etniche e culturali. In quarto luogo, auspica ogni tendenza allo sviluppo della conoscenza al di sopra delle limitazioni imposte al pensiero da pregiudizi accettati come verità assolute o immutabili. In quinto luogo, afferma la libertà di idee e di credenze e, in sesto luogo, ripudia ogni forma di violenza, non solamente quella fisica ma anche quella economica, razziale, sessuale, religiosa, morale e psicologica, come fenomeni quotidiani radicati in tutte le regioni del mondo.”

Questi sei punti dell’Umanesimo costituiscono per noi, messaggeri di un nuovo spirito, la base della nostra dottrina sociale e del nostro impegno di azione nel mondo.

Tuttavia, è nella relazione quotidiana con le persone concrete e di fronte agli affanni della propria coscienza, che ciascuno si interroga sulla direzione che deve dare al proprio comportamento e alla propria vita.

Come può una persona decidere la direzione della propria vita se è molto lontana dall’avere il controllo della propria situazione quotidiana? Come può una persona decidere liberamente il senso della sua vita se è sottomessa alle necessità che le si impongono a partire dal suo stesso corpo? Come può decidere liberamente, incatenata com’è a un sistema di pressioni economiche, a un sistema di relazioni nella famiglia, nel lavoro e nell’amicizia che a volte si trasforma in un sistema di disoccupazione e disperazione, di solitudine, di abbandono, di fallimento delle speranze? Come può decidere liberamente basandosi su un’informazione manipolata e sull’esaltazione mediatica di antivalori, capace di mostrare come massimo modello di comportamento quello del potente, che esibisce impudicamente la violenza, la minaccia, l’aggressione, l’arbitrarietà e l’ingiustizia? Come può decidere liberamente se i capi morali delle grandi religioni giustificano o restano in silenzio di fronte ai genocidi, alle guerre sante, alle guerre difensive o alle guerre preventive?

Poiché l’atmosfera sociale è avvelenata dalla crudeltà, le nostre relazioni personali diventano di giorno in giorno più crudeli e anche il modo in cui ognuno tratta se stesso diventa sempre più crudele.

I grandi timori dell’essere umano impediscono di dare alla vita una direzione voluta e con significato. I timori della povertà, della solitudine, della malattia e della morte si coniugano e si rafforzano nella società, nei gruppi umani e negli individui…

Però nonostante tutto… nonostante tutto… nonostante questa sventurato imprigionamento, qualcosa di lieve come un suono lontano, qualcosa di lieve come una brezza mattutina, qualcosa che comincia soavemente, si fa strada all’interno dell’essere umano…

Perché, anima mia, questa speranza? Perché questa speranza che, dalle ore più oscure della mia sciagura, si fa strada luminosamente?

…..

Poiché oggi siamo in una celebrazione (e in alcune celebrazioni la gente si scambia regali) vorrei farti un regalo che, sicuramente, vedrai tu se merita di essere accettato. Si tratta, in realtà, della raccomandazione più facile e pratica che sono capace di offrire. È quasi una ricetta di cucina, però confido che tu andrai oltre ciò che dicono le parole…

In qualche momento del giorno o della notte, aspira una boccata d’aria e immagina di portare quest’aria al tuo cuore. Allora, chiedi con forza per te e per gli esseri a te più cari. Chiedi con forza di allontanarti da tutto ciò che ti dà contraddizione; chiedi che la tua vita abbia unità. Non dedicare molto tempo a questa breve orazione, a questa breve richiesta, poiché basterà che tu interrompa per un istante quello che sta succedendo nella tua vita perché, nel contatto col tuo interno, i tuoi sentimenti e le tue idee si chiariscano.

Allontanare la contraddizione è lo stesso che superare l’odio, il risentimento, il desiderio di vendetta. Allontanare la contraddizione è coltivare il desiderio di riconciliazione con gli altri e con se stessi. Allontanare la contraddizione è perdonare e riparare doppiamente ogni male che si sia inflitto ad altri.

Questo è l’atteggiamento che è opportuno coltivare. Allora, col passare del tempo, comprenderai che la cosa più importante è ottenere una vita di unità interna che darà frutti quando ciò che pensi, senti e fai andrà nella stessa direzione. La vita cresce grazie alla sua unità interna e si disintegra a causa della contraddizione. E succede che quello che fai non rimane solo in te, ma arriva agli altri. Pertanto, quando aiuti altri a superare il dolore e la sofferenza, fai crescere la tua vita e dai un apporto al mondo. All’opposto, quando aumenti la sofferenza di altri, disintegri la tua vita e avveleni il mondo. E chi devi aiutare? Prima di tutto quelli che sono più vicini, però la tua azione non si fermerà ad essi.

Con questa “ricetta” l’apprendimento non termina ma, piuttosto, comincia. In questa “ricetta” si dice che bisogna chiedere, però a chi si chiede? Secondo ciò che credi, sarà al tuo dio interno, alla tua guida o a un’immagine ispiratrice e riconfortante. Infine, se non hai a chi chiedere non avrai nemmeno a chi dare e quindi il mio regalo non meriterà di essere accettato.

Più avanti potrai considerare ciò che spiega il Messaggio nel suo Libro, nel suo Cammino e nella sua Esperienza. E conterai anche su veri compagni che possano intraprendere con te una vita nuova.

In quella semplice richiesta c’è anche una meditazione che si dirige verso la propria vita. E quella richiesta e quella meditazione prenderanno sempre più forza per trasformare le situazioni quotidiane.

Avanzando in questo modo, forse un giorno capterai un segnale. Un segnale che si presenta a volte con errori e a volte con certezze. Un segnale che si insinua con molta soavità però che, in certi momenti della vita, irrompe come un fuoco sacro dando luogo al rapimento degli innamorati, all’ispirazione degli artisti e all’estasi dei mistici. Perché, conviene dirlo, sia le religioni sia le opere d’arte e le grandi ispirazioni della vita sorgono da lì, dalle diverse traduzioni di questo segnale e non c’è ragione di credere che queste traduzioni rappresentino fedelmente il mondo che traducono. Questo segnale nella tua coscienza è la traduzione in immagini di ciò che non ha immagini, è il contatto col Profondo della mente umana, una profondità insondabile nella quale lo spazio è infinito e il tempo è eterno.

In alcuni momenti della storia si leva un clamore, una straziante richiesta degli individui e dei popoli. Allora, dal Profondo arriva un segnale. Magari questo segnale fosse tradotto con bontà nei tempi che corrono, fosse tradotto per superare il dolore e la sofferenza. Perché dietro questo segnale stanno soffiando i venti del grande cambiamento.

Quando, molti anni fa, annunciavamo la caduta di un sistema molti si burlavano di ciò che per loro era impossibile. Mezzo mondo, mezzo sistema che si supponeva monolitico è crollato.

Però quel mondo che è caduto lo ha fatto senza violenza e ha mostrato le cose buone che c’erano nella gente. Inoltre, prima che scomparisse, da quel mondo si è propiziato il disarmo e si è cominciato a lavorare seriamente per la pace. E non c’è stata nessuna Apocalisse. Il sistema è crollato in metà pianeta e, a parte le difficoltà economiche e la riorganizzazione delle strutture che la popolazione ha subito, non ci sono state tragedie, né persecuzioni né genocidi. Come avverrà la caduta nell’altra metà del mondo? Che la risposta al clamore dei popoli sia tradotta con bontà, sia tradotta nella direzione di superare il dolore e la sofferenza.

Come esseri umani non siamo estranei al destino del mondo. Orientiamo la nostra vita in direzione dell’unità interna, orientiamo la nostra vita in direzione del superamento delle contraddizioni, orientiamo la nostra vita verso il superamento del dolore e della sofferenza in noi, nel nostro prossimo e laddove possiamo agire.

Che la nostra vita cresca superando la contraddizione e la sofferenza. Che la nostra vita avanzi facendo avanzare gli altri.

In questo giorno di celebrazione vorrei dare un saluto molto affettuoso a tutti quelli che sono presenti qui e anche a quelli che, pur essendo molto lontani nello spazio, sono in comunicazione con noi.