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Il Messaggio di Silo

Nota degli stampatori

Il Messaggio dato da Silo nel luglio 2002, si compone di tre parti: il Libro, l’Esperienza e il Cammino. Il Libro è conosciuto da tempo come: “Lo Sguardo interno”. L’Esperienza è costituita da otto cerimonie. Il Cammino è un insieme di riflessioni e suggerimenti. In questa ricopilazione c’è tutto il Messaggio. Circola stampato e attraverso le reti informatiche. 

© Silo. Seconda ricopilazione, 2007 http://silo.net/

IL LIBRO

I. LA MEDITAZIONE

​1. Qui si racconta come il non-senso della vita si trasformi in senso e pienezza.

​2. Qui c’è allegria, amore per il corpo, per  la natura, per l’umanità e per lo spirito.

​3. Qui si rinnegano i sacrifici, il senso di colpa e le minacce dell’oltretomba.

​4. Qui ciò che è terreno non si oppone a ciò che è eterno.

​5. Qui si parla della rivelazione interiore a cui giunge chi medita in umile e attenta ricerca.

II. DISPOSIZIONE PER COMPRENDERE

​1. So come ti senti perché posso sperimentare il tuo stato, ma tu non sai come si sperimenta ciò che dico. Di conseguenza, se ti parlo disinteressatamente di ciò che rende felice e libero l’essere umano, vale la pena che tu faccia il tentativo di comprendere.

​2. Non pensare che potrai comprendere discutendo con me. Se credi che polemizzando il tuo pensiero si chiarisca, puoi farlo, ma non è la strada da percorrere in questo caso.

​3. Se mi domandi qual è l’atteggiamento più adatto a comprendere, ti risponderò che è quello di meditare in profondità e senza fretta su ciò che qui ti spiego.

​4. Se replichi che hai cose più urgenti di cui occuparti, risponderò che non farò nulla per oppormi, essendo tuo desiderio dormire o morire.

​5. Non dire neppure che il mio modo di presentare le cose ti risulta sgradevole, perché non dici lo stesso della buccia quando il frutto ti piace.

​6. Espongo nel modo che mi sembra conveniente, non in quello che desidererebbero coloro che aspirano a cose lontane dalla verità interiore.

III. IL NON-SENSO

Scoprii, nel corso di molti giorni, questo grande paradosso: coloro che portavano il fallimento nel cuore poterono cogliere la vittoria finale; coloro che si sentivano trionfatori, si fermarono lungo il cammino come vegetali dalla vita opaca e scialba. Nel corso di molti giorni, io arrivai alla luce dalle tenebre più oscure, guidato non dall’insegnamento, ma dalla meditazione.

Così mi dissi il primo giorno:

​1. Non c’è senso nella vita se tutto finisce con la morte.

​2. Ogni giustificazione che diamo alle azioni, siano esse disprezzabili o eccellenti, è sempre un nuovo sogno che lascia il vuoto davanti a sé.

​3. Dio è qualcosa di non certo.

​4. La fede è mutevole quanto la ragione e il sogno.

​5. “Ciò che si deve fare” può essere totalmente messo in discussione e niente sostiene definitivamente le spiegazioni date.

​6. “La responsabilità” di chi si impegna per qualcosa non è maggiore di quella di chi non si impegna affatto.

​7. Mi muovo secondo i miei interessi, e ciò non mi rende un codardo, ma neanche un eroe.

​8. “I miei interessi” non giustificano né squalificano nulla.

​9. “Le mie ragioni” non sono migliori né peggiori delle ragioni altrui.

​10. La crudeltà mi fa orrore, ma non per questo è in se stessa migliore o peggiore della bontà.

​11. Ciò che viene detto oggi, da me o da qualcun altro, non è valido domani.

​12. Morire non è meglio di vivere o di non essere nato, ma non è neppure peggio.

​13. Scoprii, non per mezzo dell’insegnamento, ma attraverso l’esperienza e la meditazione, che non c’è senso nella vita se tutto finisce con la morte.

IV. LA DIPENDENZA

Il secondo giorno:

​1. Tutto ciò che faccio, sento e penso non dipende da me.

​2. Sono variabile e dipendo dall’azione dell’ambiente. Quando voglio cambiare l’ambiente o il mio “io”, è l’ambiente a cambiarmi. Allora cerco la città o la natura, la redenzione sociale o una nuova lotta che giustifichi la mia esistenza… In ognuno di questi casi, l’ambiente mi porta a scegliere un atteggiamento diverso. Così i miei interessi e l’ambiente mi lasciano a questo punto.

​3. Dico allora che non ha importanza che cosa o chi decida. In tali occasioni dico che debbo vivere perché mi trovo nella situazione di vivere. Dico tutto questo, ma non c’è nulla che lo giustifichi. Posso decidermi, vacillare o rimanere fermo. In ogni modo, una cosa è migliore dell’altra solo provvisoriamente, ma in definitiva non c’è cosa “migliore” o “peggiore”.

​4. Se qualcuno mi dice che chi non mangia muore, gli risponderò che è proprio così e che l’essere umano è costretto a nutrirsi perché vi è spinto dal pungolo della necessità, ma non aggiungerò a questo che la lotta per mangiare giustifica la sua esistenza. Non dirò neppure che ciò sia male. Dirò, semplicemente, che si tratta di un fatto necessario alla sussistenza individuale e collettiva, ma privo di senso nel momento in cui si perde l’ultima battaglia.

​5. Dirò inoltre che sono solidale con la lotta del povero, dello sfruttato e del perseguitato. Dirò che mi sento “realizzato” in questa identificazione, ma comprenderò che con questo non posso giustificare nulla.

V. SOSPETTO DEL SENSO

Il terzo giorno:

​1. A volte ho anticipato fatti che poi sono accaduti.

​2. A volte ho captato un pensiero lontano.

​3. A volte ho descritto luoghi che non avevo mai visitato.

​4. A volte ho raccontato con esattezza ciò che era avvenuto in mia assenza.

​5. A volte mi ha colto un’allegria immensa.

​6. A volte mi ha invaso una comprensione totale.

​7. A volte mi ha estasiato una comunione perfetta con tutto.

​8. A volte ho infranto i miei sogni e ho visto la realtà in modo nuovo.

​9. A volte ho riconosciuto come già visto qualcosa che vedevo per la prima volta.

…E tutto ciò mi ha dato da pensare. Mi rendo perfettamente conto che senza queste esperienze non sarei potuto uscire dal non-senso.

VI. SOGNO E RISVEGLIO

Il quarto giorno:

​1. Non posso considerare reale ciò che vedo nei miei sogni né ciò che vedo in dormiveglia e neppure ciò che vedo da sveglio fantasticando.

​2. Posso considerare reale ciò che vedo da sveglio e senza fantasticare. Non sto parlando di ciò che i miei sensi colgono, ma delle attività della mia mente che si riferiscono ai “dati” pensati. Infatti, i dati ingenui e dubbiosi vengono forniti dai sensi esterni, da quelli interni e anche dalla memoria. La mia mente sa tutto questo quando è sveglia e lo crede quando è addormentata. Di rado percepisco il reale in modo nuovo e allora capisco che ciò che vedo di solito assomiglia al sogno o al dormiveglia.

C’è un modo reale di essere sveglio: è quello che mi ha condotto a meditare profondamente su quanto detto fin qui ed è inoltre quello che mi ha aperto la porta per scoprire il senso di tutto ciò che esiste.

VII. PRESENZA DELLA FORZA

Il quinto giorno:

​1. Quando ero realmente sveglio andavo ascendendo di comprensione in comprensione.

​2. Quando ero realmente sveglio e mi mancava il vigore per continuare l’ascesa, potevo ricavare la Forza da me stesso. Essa era in tutto il mio corpo. Tutta l’energia stava persino nelle più piccole cellule del mio corpo. Questa energia circolava ed era più veloce ed intensa del sangue.

​3. Scoprii che l’energia si concentrava nei punti del mio corpo che erano in azione e che veniva meno quando in essi non c’era più azione.

​4. Durante le malattie l’energia veniva a mancare nei punti affetti oppure si accumulava proprio in essi. Ma se riuscivo a ristabilirne la circolazione normale, molte malattie tendevano a regredire.

Alcuni popoli conoscevano queste cose ed erano in grado di ristabilire la circolazione dell’energia con varie pratiche a noi oggi sconosciute.

Alcuni popoli sapevano queste cose ed erano in grado di comunicare quell’energia agli altri; si producevano così “illuminazioni” e perfino “miracoli” fisici.

VIII. CONTROLLO DELLA FORZA

Il sesto giorno:

​1. C’è un modo di dirigere e di concentrare la Forza che circola nel corpo.

​2. Nel corpo esistono dei punti di controllo. Da essi dipende ciò che noi conosciamo come movimento, emozione e idea. Quando l’energia agisce su tali punti appaiono le manifestazioni motorie, emotive ed intellettuali.

​3. Il sonno profondo, il dormiveglia o lo stato di veglia sorgono a seconda che l’energia agisca più internamente o più superficialmente nel corpo… Certo, le aureole che circondano il corpo o il capo dei santi (i grandi svegli) nei dipinti religiosi fanno riferimento ad un fenomeno che si basa sulla capacità dell’energia di manifestarsi più esternamente in certe occasioni.

​4. C’è un punto di controllo del vero essere sveglio ed esiste un modo di portare la Forza fino a esso.

​5. Quando l’energia viene portata in quel punto, il movimento di tutti gli altri punti di controllo subisce un’alterazione.

Comprendendo questo e lanciando la Forza fino a quel punto superiore, tutto il mio corpo sentì l’impatto di un’enorme energia; essa colpì fortemente la mia coscienza, e io ascesi di comprensione in comprensione. Ma osservai anche che se perdevo il controllo dell’energia potevo scendere fin nelle zone più profonde della mente. Ricordai allora le leggende sui “cieli” e sugli “inferni” e vidi la linea divisoria tra i due stati mentali.

IX. MANIFESTAZIONI DELL’ENERGIA

Il settimo giorno:

​1. Questa energia in movimento poteva “rendersi indipendente” dal corpo pur mantenendo la sua unità.

​2. Questa energia unita era una specie di “doppio corpo”, che corrispondeva alla rappresentazione cenestesica del corpo all’interno dello spazio di rappresentazione. Le scienze che trattavano i fenomeni mentali non davano notizie adeguate sull’esistenza di questo spazio e neppure sulle rappresentazioni corrispondenti alle sensazioni interne del corpo.

​3. L’energia sdoppiata (cioè immaginata “al di fuori” del corpo o “separata” dalla sua base materiale) poteva, a seconda dell’unità interna di chi operava, o dissolversi in quanto immagine o essere rappresentata correttamente.

​4. Ho potuto verificare che “l’esteriorizzazione” di questa energia, che rappresentava il proprio corpo “al di fuori” dal corpo, poteva aver luogo già nei livelli più bassi della mente. In questi casi, si trattava di una risposta intesa a salvaguardare l’unità primaria della vita minacciata da un qualche pericolo. Pertanto, nella trance dei medium, il cui livello di coscienza era basso e la cui unità interna era in pericolo, si aveva a che fare con risposte involontarie che i medium, però, attribuivano ad altre entità non rendendosi conto di averle provocate essi stessi.

I “fantasmi” o gli “spiriti” di cui parlavano alcuni popoli o alcuni indovini non erano altro che i “doppi” (le rappresentazioni) delle persone che si sentivano possedute. Poiché il loro stato mentale era oscurato (in trance) per aver perso il controllo della Forza, tali persone si sentivano manovrate da strani esseri, che a volte producevano fenomeni straordinari. Senza dubbio, molti “indemoniati” subirono questi effetti. Decisivo era allora il controllo della Forza.

Ciò mutava completamente sia la mia concezione della vita comune che quella della vita successiva alla morte. Grazie a questi pensieri e a queste esperienze ho via via perso fede nella morte e da allora non credo più in essa, come non credo nel non-senso della vita.

X. EVIDENZA DEL SENSO

L’ottavo giorno:

​1. La reale importanza della vita da sveglio si fece chiara in me.

​2. La reale importanza di distruggere le contraddizioni interne mi convinse.

​3. La reale importanza di controllare la Forza, per conseguire unità e continuità, mi colmò allegramente di senso.

XI. IL CENTRO LUMINOSO

Il nono giorno:

​1. Nella Forza c’era la “luce”, che proveniva da un “centro”.

​2. Nel dissolvimento dell’energia c’era un allontanamento dal centro, mentre all’unificazione e all’evoluzione dell’energia corrispondeva il funzionamento del centro luminoso.

Non mi meravigliai di trovare tra i popoli antichi la devozione al dio Sole e vidi che, se alcuni di essi adoravano l’astro perché dava vita alla loro terra e alla natura, altri riconoscevano in quel corpo maestoso il simbolo di una realtà più grande.

Altri si spinsero ancora più lontano e ricevettero da quel centro innumerevoli doni, che a volte “discesero” come lingue di fuoco sugli ispirati, a volte come sfere luminose, a volte come rovi ardenti che si presentavano dinanzi al timoroso credente.

XII. LE SCOPERTE

Il decimo giorno:

Poche ma importanti sono state le mie scoperte, che così riassumo:

​1. La Forza circola nel corpo involontariamente, ma può essere diretta mediante uno sforzo cosciente. Realizzare un cambiamento intenzionale del livello di coscienza dà all’essere umano un importante segnale di liberazione dalle condizioni “naturali” che sembrano imporsi alla coscienza.

​2. Nel corpo esistono punti di controllo delle diverse attività che esso svolge.

​3. Il vero stato di veglia è diverso dagli altri livelli di coscienza.

​4. È possibile condurre la Forza al punto di reale risveglio (si intende per “Forza” l’energia mentale che accompagna determinate immagini, e per “punto” il “luogo” dello spazio di rappresentazione in cui si colloca un’immagine).

Queste conclusioni mi hanno condotto a riconoscere nelle preghiere dei popoli antichi il germe di una grande verità che si è oscurata nei riti e nelle pratiche esteriori. Quei popoli non riuscirono a sviluppare il lavoro interno che, se realizzato alla perfezione, mette l’uomo in contatto con la sua fonte luminosa. Infine, mi sono reso conto che le mie “scoperte” non erano tali, ma che erano dovute alla rivelazione interiore a cui giungono tutti coloro che, senza contraddizioni, cercano la luce nel proprio cuore.

XIII. I PRINCIPI

Diverso è l’atteggiamento nei confronti della vita e delle cose quando la rivelazione interna colpisce come il fulmine.

Seguendo i passi lentamente, meditando su quanto è stato detto e su quanto c’è ancora da dire, puoi trasformare il non-senso in senso. Non è indifferente ciò che fai della tua vita. La tua vita, sottomessa a leggi, si trova esposta a possibilità che puoi scegliere. Non ti parlo di libertà. Ti parlo di liberazione, di movimento, di processo. Non ti parlo di libertà come di qualcosa di quieto, ma di liberarsi passo a passo, come si libera del cammino che ha dovuto percorrere colui che si avvicina alla sua città. Allora, “ciò che si deve fare” non dipende da una morale lontana, incomprensibile e convenzionale, ma da leggi: leggi di vita, di luce, di evoluzione.

Ecco allora ciò che chiamo “Principi”, che possono essere d’aiuto nella ricerca dell’unità interiore.

​1. Andare contro l’evoluzione delle cose è andare contro se stessi.

​2. Quando forzi qualcosa per raggiungere un fine, produci il contrario.

​3. Non opporti ad una grande forza. Retrocedi finché non si indebolisca; allora, avanza con risolutezza.

​4. Le cose stanno bene quando vanno insieme, non quando vanno separate.

​5. Se per te stanno bene il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, hai superato le contraddizioni.

​6. Se persegui il piacere, ti incateni alla sofferenza. Ma se non danneggi la tua salute, godi senza inibizioni quando si presenta l’opportunità.

​7. Se persegui un fine, ti incateni. Se tutto ciò che fai, lo fai come un fine in se stesso, ti liberi.

​8. Farai sparire i tuoi conflitti quando li avrai compresi nella loro radice ultima, non quando li vorrai risolvere.

​9. Quando danneggi gli altri, ti incateni. Ma se non danneggi nessuno puoi fare quello che vuoi con libertà.

​10. Quando tratti gli altri come vuoi essere trattato, ti liberi.

​11. Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu comprenda di non aver scelto nessuna parte.

​12. Gli atti contraddittori e quelli unitivi si accumulano in te. Se ripeti i tuoi atti di unità interna, niente ti potrà fermare.

Sarai come una forza della Natura, che non incontra resistenza al suo passaggio. Impara a distinguere tra ciò che è difficoltà, problema, inconveniente, e ciò che è contraddizione. Se i primi ti muovono o ti stimolano, quest’ultima ti immobilizza come dentro un circolo chiuso.

Quando incontri una grande forza, allegria e bontà nel tuo cuore, e quando ti senti libero e senza contraddizioni, ringrazia immediatamente dentro di te. Se ti succede il contrario, chiedi con fede, e il ringraziamento che hai accumulato tornerà amplificato e trasformato in beneficio.

XIV. La guida del cammino interno

Se hai compreso ciò che ho spiegato fin qui, puoi sperimentare la manifestazione della Forza mediante un semplice lavoro. Collocarsi in una posizione mentale più o meno corretta (come se si trattasse di predisporsi ad un’attività tecnica) non è lo stesso che assumere un tono ed un’apertura emotiva simili a quelli ispirati dalla poesia. È per questo che il linguaggio usato per trasmettere tali verità tende a favorire quest’ultimo atteggiamento, che pone più facilmente in presenza della percezione interna e non di un’idea sulla “percezione interna”.

Ora segui con attenzione ciò che ti spiegherò, perché si tratta del paesaggio interiore che puoi incontrare lavorando con la Forza e delle direzioni che puoi imprimere ai tuoi movimenti mentali.

“Per il cammino interno puoi andare oscurato o luminoso. Fai attenzione alle due vie che si aprono davanti a te.

Se lasci che il tuo essere si lanci verso regioni oscure, il tuo corpo vince la battaglia e domina. Allora spunteranno sensazioni ed apparenze di spiriti, di forze, di ricordi. Per quella via si discende sempre più. Là si trovano l’Odio, la Vendetta, l’Estraneità, il Possesso, la Gelosia e il Desiderio di Rimanere. Se discendi ancora di più, ti invaderanno la Frustrazione, il Risentimento e tutti i sogni e i desideri che hanno provocato rovina e morte all’umanità.

Se spingi il tuo essere in direzione luminosa, troverai resistenza e fatica ad ogni passo. Questa fatica nell’ascesa ha dei colpevoli. La tua vita pesa, i tuoi ricordi pesano, le tue azioni precedenti impediscono l’ascesa. Questa scalata è difficile a causa del tuo corpo, che tende a dominare.

Nei passi dell’ascesa si trovano regioni strane, dai colori puri e dai suoni sconosciuti.

Non sfuggire la purificazione che agisce come il fuoco e terrorizza con i suoi fantasmi.

Rifiuta lo spavento e lo scoramento.

Rifiuta il desiderio di fuggire verso regioni basse e oscure.

Rifiuta l’attaccamento ai ricordi.

Rimani in libertà interiore, indifferente alla suggestione del paesaggio e risoluto nell’ascesa.

La luce pura splende chiara sulle cime delle alte catene montuose e le acque dai mille colori scendono tra melodie non riconoscibili verso altopiani e prati cristallini.

Non temere la pressione della luce che ti allontana dal suo centro sempre più fortemente. Assorbila come se fosse un liquido o un vento, perché certamente in essa c’è la vita.

Quando nella grande catena montuosa troverai la città nascosta, dovrai conoscerne l’entrata. Ma questo lo saprai nel momento in cui la tua vita sarà trasformata. Le sue enormi mura sono scritte in figure, sono scritte in colori, sono “sentite”. In questa città si custodisce ciò cheè stato fatto e ciò che c’è da fare… Ma al tuo occhio interno è opaco il trasparente. Sì, i muri ti sono impenetrabili!

Prendi la Forza dalla città nascosta. Ritorna al mondo della vita densa, con la fronte e le mani luminose.”

XV. L’ESPERIENZA DI PACE E IL PASSAGGIO DELLA FORZA

​1. Rilassa completamente il corpo e acquieta la mente. Quindi immagina una sfera trasparente e luminosa che scenda verso di te e si fermi nel tuo cuore. Riconoscerai il momento in cui la sfera cessa di manifestarsi come un’immagine per trasformarsi in una sensazione all’interno del petto.

​2. Osserva come la sensazione della sfera si espanda lentamente dal tuo cuore verso l’esterno del corpo, mentre la tua respirazione si fa più ampia e profonda. Quando la sensazione arriva ai limiti del corpo, puoi fermare l’operazione e immedesimarti nell’esperienza di pace interiore. Puoi rimanere così il tempo che riterrai opportuno. Quindi fa retrocedere l’espansione precedente (arrivando, come all’inizio, al cuore), per separarti dalla tua sfera e concludere l’esercizio calmo e riconfortato. Questo lavoro si chiama “esperienza di pace”.

​3. Ma se invece vuoi sperimentare il passaggio della Forza, devi aumentare l’espansione anziché farla retrocedere, lasciando che le tue emozioni e tutto il tuo essere la seguano. Non cercare di fare attenzione alla respirazione. Lascia che essa agisca da sé, mentre tu continui l’espansione al di fuori del corpo.

​4. Devo ripeterti che in tali momenti la tua attenzione deve trovarsi nella sensazione della sfera che si espande. Se non ci riesci, è meglio che ti fermi e provi di nuovo in un’altra occasione. Anche se non provocherai il passaggio, potrai comunque sperimentare una sensazione di pace davvero interessante.

​5. Ma se sei andato oltre, incomincerai a sperimentare il passaggio. Dalle tue mani e da altre zone del corpo ti giungeranno sensazioni con un tono diverso da quello abituale. Poi percepirai ondulazioni sempre più forti e subito dopo sorgeranno con vigore immagini ed emozioni. Lascia allora che il passaggio avvenga…

​6. Ricevendo la Forza percepirai la luce o strani suoni, a seconda del modo di rappresentazione che ti è abituale. In ogni caso, sarà importante sperimentare l’ampliamento della coscienza: uno dei suoi indicatori dovrà essere una maggiore lucidità e capacità di comprendere quello che accade.

​7. Quando lo vorrai, potrai porre termine a questo singolare stato (se già prima non si è stemperato semplicemente per il trascorrere del tempo) immaginando o sentendo che la sfera si contrae e poi esce da te nello stesso modo in cui era arrivata al momento di iniziare l’esperienza.

​8. È importante comprendere che molti stati alterati di coscienza sono stati e sono ottenuti quasi sempre mettendo in azione meccanismi simili a quelli descritti. Rivestendoli però di strani rituali o magari potenziandoli mediante pratiche basate sullo sfinimento fisico, la motricità sfrenata, la ripetizione o le posture, che in ogni caso alterano la respirazione e distorcono la sensazione generale dell’intracorpo. Devi porre in questo campo l’ipnosi, la medianità e anche l’azione di droghe che, pur agendo per altra via, producono alterazioni simili. Sicuramente, tutti i casi menzionati sono caratterizzati dalla mancanza di controllo e di conoscenza di quanto accade. Non fidarti di queste manifestazioni e considerale come semplici “trances”, attraverso le quali sono passati gli ignoranti, gli sperimentatori, e perfino i “santi”, come raccontano le leggende.

​9. Ma potresti non essere riuscito a provocare il passaggio pur avendo osservato quanto è stato raccomandato, Questo non può diventare una fonte di preoccupazione; sarà piuttosto un segnale della tua mancanza di “scioltezza” interna, il che potrebbe riflettere molta tensione, problemi riguardo alla dinamica delle immagini, insomma frammentazione del comportamento emotivo… Cosa che, del resto, è presente nella vita quotidiana.

XVI. PROIEZIONE DELLA FORZA

​1. Se hai sperimentato il passaggio della Forza potrai renderti conto di come alcuni popoli, basandosi su fenomeni simili a questo ma senza averne una vera comprensione, abbiano elaborato culti e riti che si sono andati moltiplicando senza posa. Mediante esperienze di questo tipo molti hanno sentito il corpo “sdoppiato”. L’esperienza della Forza ha dato loro la sensazione di poter proiettare questa energia fuori di sé.

​2. La Forza è stata “proiettata” su altre persone e anche su oggetti particolarmente “adatti” a riceverla e a conservarla. Credo che non ti risulti difficile comprendere la funzione svolta da certi sacramenti in varie religioni, e il significato dei luoghi sacri e dei sacerdoti, presumibilmente “caricati” con la Forza. Quando alcuni oggetti sono stati adorati con fede nei templi e circondati di cerimonie e riti, sicuramente “hanno restituito” ai credenti l’energia accumulata grazie alla ripetizione delle preghiere. Il fatto che quasi sempre queste cose siano state spiegate in modo esteriore, rifacendosi alla cultura, al luogo, alla storia e alle tradizioni, limita la conoscenza del fenomeno umano, quando invece l’esperienza interna rappresenta un dato essenziale per intendere tutto questo.

​3. Torneremo a occuparci più avanti del “proiettare”, “caricare” e “restituire” la Forza. Però ti dico fin d’ora che lo stesso meccanismo continua a operare anche in società desacralizzate, dove i leader e gli uomini di prestigio sono circondati da una rappresentazione speciale per coloro che li guardano e che vorrebbero arrivare a “toccarli” o a impossessarsi di un frammento dei loro vestiti o delle loro cose.

​4. Infatti, ogni rappresentazione di ciò che è “alto”, partendo dall’occhio, va in una direzione al di sopra della normale linea dello sguardo. E “alte” sono le personalità che “possiedono” la bontà, la saggezza e la forza. E “in alto” stanno le gerarchie, i poteri, le bandiere e lo Stato. E noi, comuni mortali, dobbiamo “salire” ad ogni costo su per la scala sociale per avvicinarci al potere. Stiamo davvero male, ancora in balia di questi meccanismi che corrispondono alla rappresentazione interna, con la nostra testa “in alto” e i piedi piantati per terra. Stiamo davvero male se crediamo in cose come queste (e ci crediamo perché hanno una loro “realtà” nella rappresentazione interna). Stiamo davvero male se il nostro sguardo esterno è, senza che ce ne rendiamo conto, la proiezione di quello interno.

XVII. PERDITA E REPRESSIONE DELLA FORZA

​1. Le maggiori scariche di energia sono provocate da atti incontrollati. Questi sono: l’immaginazione senza freni, la curiosità senza controllo, la loquacità senza misura, la sessualità eccessiva e la percezione esagerata (guardare, udire, gustare ecc. smodatamente e senza scopo). Ma devi anche riconoscere che molti agiscono in questo modo per scaricare tensioni che altrimenti risulterebbero dolorose. Se consideri ciò e vedi la funzione che queste scariche compiono, ti troverai d’accordo con me sul fatto che non è ragionevole reprimerle ma che è meglio ordinarle.

​2. Riguardo alla sessualità, devi intendere correttamente questo: tale funzione non deve essere repressa, perché così si creano effetti mortificanti e contraddizione interna. La sessualità deve dirigersi verso l’atto sessuale e in esso concludersi, e non conviene affatto che continui a influenzare l’immaginazione o a cercare un nuovo oggetto di possesso in modo ossessivo.

​3. Il controllo del sesso da parte di una determinata “morale” sociale o religiosa è servito a disegni che non avevano niente a che vedere con l’evoluzione, ma piuttosto con il suo contrario.

​4. La Forza (l’energia della rappresentazione della sensazione dell’intracorpo), ha preso una via crepuscolare nelle società represse, dove si sono andati moltiplicando gli “indemoniati”, gli “stregoni”, i sacrileghi ed i criminali di ogni tipo, che godevano della sofferenza e della distruzione della vita e della bellezza. In alcune tribù e in alcune civiltà i criminali si trovavano tanto tra coloro che giustiziavano che tra i giustiziati. In altri casi si è perseguitato tutto ciò che era scienza e progresso, perché si opponeva all’irrazionale, al crepuscolare e al represso.

​5. In alcuni popoli primitivi e anche in altri considerati “di civiltà avanzata”, esiste ancora la repressione del sesso. È evidente che il segno distruttivo è grande in entrambi, anche se nei due casi l’origine di questa situazione è diversa.

​6. Se mi chiedi ulteriori spiegazioni, ti dirò che in realtà il sesso è santo, ed è il centro dal quale scaturisce la vita ed ogni creatività. Ma quando il suo funzionamento non è risolto, è da esso che sorge ogni impulso di distruzione.

​7. Non credere mai alle menzogne degli avvelenatori della vita quando si riferiscono al sesso come a qualcosa di spregevole. Al contrario in esso esiste bellezza, e non a caso è in rapporto con i migliori sentimenti dell’amore.

​8. Consideralo come una grande meraviglia da trattare con cura e delicatezza, e non trasformarlo in fonte di contraddizione o in un disintegratore dell’energia vitale.

XVIII. AZIONE E REAZIONE DELLA FORZA

Prima ti ho spiegato: “Quando incontri una grande forza, allegria e bontà nel tuo cuore, e quando ti senti libero e senza contraddizioni, ringrazia immediatamente dentro di te “.

​1. “Ringraziare” significa concentrare gli stati d’animo positivi associati ad un’immagine, ad una rappresentazione. Questo collegamento consente, nei momenti negativi, di far sorgere lo stato positivo evocando l’immagine che l’aveva precedentemente accompagnato. Potendo, poi, essere potenziata per ripetizione, questa “carica” mentale risulterà capace di scacciare le emozioni negative imposte da determinate circostanze.

​2. Perciò, quello che hai chiesto tornerà da dentro di te amplificato in beneficio, a patto però che abbia accumulato in te numerosi stati positivi. E non è forse il caso di ripetere che questo meccanismo è servito (in modo confuso) per “caricare all’esterno” oggetti e persone, o anche entità interne proiettate all’esterno, nella convinzione che esaudissero preghiere e richieste.

XIX. GLI STATI INTERNI

Devi ora acquistare sufficiente percezione degli stati interni in cui puoi venirti a trovare durante la tua vita ed in particolare durante il tuo lavoro evolutivo. Non ho altro modo di descriverli che utilizzando delle immagini (in questo caso, allegorie). A mio parere, esse hanno ilpregio di concentrare “visivamente” stati d’animo complessi. D’altra parte, il modo singolare di presentare tali stati collegandoli in catena, come se fossero differenti momenti di uno stesso processo, introduce una variante nelle descrizioni, sempre frammentarie, a cui ci hanno abituato coloro che si sono occupati di queste cose.

​1. Il primo stato, nel quale prevale il non-senso (quello di cui abbiamo parlato all’inizio), è definito stato di “vitalità diffusa”. Tutto viene diretto dalle necessità fisiche, che spesso però sono confuse con desideri e immagini contraddittori. Lì c’è oscurità nelle motivazioni e nelle azioni. Si rimane in quello stato vegetando, persi tra forme variabili. Da quel punto si può evolvere soltanto attraverso due vie: la via della morte o quella della mutazione.

​2. La via della morte ti mette in presenza di un paesaggio caotico e oscuro. Gli antichi conoscevano questo passaggio e lo avevano quasi sempre posto “sotto terra” o nelle profondità abissali. Alcuni hanno visitato questo regno, per poi “resuscitare” in livelli luminosi. Cogli bene questo punto: “sotto” la morte esiste la vitalità diffusa. Perché la mente umana potrebbe associare la disintegrazione che avviene alla morte con fenomeni di trasformazione ad essa successivi; oppure associare il movimento diffuso con lo stato precedente alla nascita. Se la tua direzione è di ascesa, la “morte” significa una rottura con la tua tappa precedente. Per la via della morte si ascende verso un altro stato.

​3. Arrivati a esso si trova il rifugio della regressione. Da lì partono due cammini: quello del pentimento e quello che prima è servito per l’ascesa, cioè il cammino della morte. Se prendi il primo è perché la tua decisione tende a rompere con la tua vita passata. Se torni indietro per il cammino della morte, ricadi negli abissi con la sensazione di trovarti in un circolo chiuso.

​4. Bene, ti ho detto che c’era un altro sentiero per sfuggire alla vitalità abissale, quello della mutazione. Se scegli quella via è perché vuoi emergere dal tuo penoso stato senza essere disposto ad abbandonare alcuni dei suoi apparenti benefici. È dunque un falso cammino, conosciuto come “cammino della mano torta”. Molti mostri sono usciti dalle profondità di quel tortuoso cunicolo. Essi hanno voluto prendere d’assalto il cielo senza abbandonare gli inferni, e pertanto hanno proiettato nel mondo medio infinita contraddizione.

​5. Suppongo che, ascendendo dal regno della morte, e attraverso il tuo cosciente pentimento, tu sia già arrivato alla dimora della tendenza. Due sottili cornici sostengono la tua dimora: la conservazione e la frustrazione. La conservazione è falsa e instabile. Camminando su di essa ti illudi con l’idea di permanenza, mentre in realtà discendi velocemente. Se prendi il cammino della frustrazione, la tua salita è penosa, ma è anche l’unica non-falsa.

​6. Di fallimento in fallimento, puoi arrivare al prossimo riposo, che  si chiama “dimora della deviazione”. Attento alle due vie che ora hai davanti: o prendi il cammino della risoluzione, che ti porta alla generazione, o prendi quello del risentimento, che ti fa discendere un’altra volta verso la regressione. Lì ti trovi davanti al dilemma: o ti decidi per il labirinto della vita cosciente (e lo fai con risoluzione), o torni risentito alla tua vita precedente. Sono numerosi coloro che, non essendo riusciti a superarsi, hanno troncato qui le loro possibilità.

​7. Ma tu che sei asceso con risoluzione ti trovi ora nella dimora conosciuta come “generazione”. Lì hai tre porte: una si chiama “Caduta”, l’altra si chiama “Tentativo” e la terza “Degradazione”. La caduta ti porta direttamente alle profondità, e soltanto un incidente esterno potrebbe spingerti versa di essa. È difficile che tu scelga questa porta. Quella della degradazione invece ti conduce indirettamente agli abissi, facendoti ripercorrere i cammini in una sorta di turbolenta spirale, nella quale riconsidererai di continuo tutto ciò che hai perso e tutto ciò che hai sacrificato: questo esame di coscienza, che porta alla Degradazione, è certamente un falso esame, nel quale sottovaluti e rendi sproporzionate alcune delle cose che paragoni. Confronti lo sforzo dell’ascesa con i “benefici” che hai abbandonato. Ma se guardi più da vicino, vedrai che non hai abbandonato nulla per quel motivo: i motivi sono stati altri. Pertanto la Degradazione inizia con la falsificazione dei motivi che, a quanto sembra, erano estranei all’ascesa. Io chiedo ora: da che cosa è tradita la mente? Forse dai falsi motivi dell’entusiasmo iniziale? Forse dalla difficoltà dell’impresa? Forse dai falsi ricordi di sacrifici che non ci sono stati o che sono stati causati da altri motivi? Io ti dico e ti chiedo ora: la tua casa è bruciata da tempo, per questo hai deciso di iniziare l’ascesa; ma ora pensi che essa sia bruciata a causa della tua ascesa? Hai dato per caso uno sguardo a quello che è successo alle case vicine?… Non c’è dubbio che tu debba scegliere la porta di mezzo.

​8. Sali per la scalinata del tentativo ed arriverai ad una cupola instabile. Da lì, spostati per un cammino stretto e sinuoso che conoscerai come la “volubilità”, fino ad arrivare a uno spazio ampio e vuoto come una piattaforma, che porta il nome di “spazio-aperto-dell’energia”.

​9. In quello spazio ti puoi spaventare per il paesaggio deserto e immenso e per il terrificante silenzio di quella notte trasfigurata da enormi stelle immobili. Lì, esattamente sopra la tua testa, vedrai inchiodata nel firmamento l’insinuante forma della Luna Nera… una strana luna in eclissi che si oppone esattamente al sole. Lì devi aspettare l’alba, paziente e con fede, perché se ti manterrai calmo niente di male ti potrà accadere.

​10. Potrebbe succedere che in quella situazione tu voglia tentare un’uscita immediata. Se questo accadesse, potresti avviarti a tentoni verso qualsiasi luogo, pur di non aspettare, prudentemente, il giorno. Devi ricordare che lì, nell’oscurità, ogni movimento è falso e si chiama genericamente “improvvisazione”. Se, dimenticando ciò che ti dico, tu cominciassi a improvvisare delle mosse per tuo conto, sii certo che sarai trascinato da un turbine tra sentieri e dimore, fino al fondo più oscuro della dissoluzione.

​11. Com’è difficile comprendere che gli stati interni sono incatenati gli uni agli altri! Se vedessi quale logica inflessibile ha la coscienza, avvertiresti che, nella situazione descritta, chi improvvisa alla cieca fatalmente incomincia a degradare e a degradarsi; poi sorgono in lui i sentimenti di frustrazione, ed egli cade nel risentimento e nella morte; quindi sopraggiunge l’oblio di quello che un giorno era arrivato a percepire.

​12. Se nella spianata riesci ad arrivare al giorno, sorgerà di fronte ai tuoi occhi il sole raggiante, che ti rivelerà per la prima volta la realtà. Allora vedrai che in tutto l’esistente vive un Piano.

​13. È difficile che tu cada da lì, a meno che decida volontariamente di scendere verso regioni più oscure per portare la luce alle tenebre.

Non giova andare oltre su questi temi perché essi, senza esperienza, ingannano e trasferiscono al campo dell’immaginario ciò che è realizzabile. Che quanto detto fin qui possa servire! Se quel che ho spiegato non ti fosse utile, che cosa potresti obiettare se in ogni modo niente ha fondamento né ragione per lo scetticismo, prossimo all’immagine di uno specchio, al suono di un’eco, all’ombra di un’ombra?

XX. LA REALTA’ INTERIORE

​1. Rifletti bene sulle mie considerazioni. In esse dovrai vedere soltanto fenomeni allegorici e paesaggi del mondo esterno. Tuttavia esse contengono anche descrizioni reali del mondo mentale.

​2. Non devi neppure credere che i “luoghi” per i quali passi lungo il tuo cammino abbiano esistenza in sé. Una tale confusione ha spesso oscurato profondi insegnamenti, tanto che ancora oggi si crede che cieli, inferni, angeli, demoni, mostri, castelli incantati, città remote e altre cose simili siano una realtà visibile per gli “illuminati”. Lo stesso pregiudizio, ma con l’interpretazione opposta, ha fatto presa sugli scettici senza sapienza, che hanno considerato queste cose illusioni o allucinazioni di menti in delirio.

​3. Devi comprendere, e te lo ripeto ancora, che si tratta di veri stati mentali, anche se simbolizzati da oggetti propri del mondo esterno.

​4. Tieni conto di quanto è stato detto e impara a scoprire la verità al di là delle allegorie, che in certi casi fanno deviare la mente, ma che in altri traducono realtà impossibili da cogliere senza rappresentazione.

Quando si è parlato delle città degli dei a cui vollero giungere numerosi eroi di diversi popoli; quando si è parlato di paradisi in cui dei e uomini convivevano nell’originale natura trasfigurata; quando si è parlato di cadute e di diluvi, è stata detta una grande verità interiore.

Poi i redentori hanno portato la Parola e sono arrivati a noi in doppia natura per ristabilire quella tanto rimpianta unità perduta. Anche allora è stata detta una grande verità interiore.

Tuttavia, quando è stato detto tutto questo e lo si è posto fuori dalla mente, si è errato o si ha mentito.

All’inversa, il mondo esterno, confuso con lo sguardo interno, obbliga questo a percorrere nuovi cammini.

Così, oggi vola verso le stelle l’eroe di quest’età. Vola attraverso regioni prima ignorate. Vola verso l’esterno del suo mondo e, senza saperlo, è spinto verso il centro interno e luminoso.

L’ESPERIENZA

UFFIZIO

Si effettua su richiesta di un insieme di persone.

Ufficiante: La mia mente è inquieta.

Insieme: La mia mente è inquieta.

Ufficiante: Il mio cuore è agitato.

Insieme: Il mio cuore è agitato.

Ufficiante: Il mio corpo teso.

Insieme: Il mio corpo teso.

Ufficiante: Rilasso il mio corpo, il mio cuore e la mia mente.

Insieme: Rilasso il mio corpo, il mio cuore e la mia mente.

Se possibile, i partecipanti stanno seduti. L’Aiutante si alza in piedi e cita un Principio o un pensiero tratto da “Lo Sguardo interno”, adatto alla circostanza, invitando a meditare su di esso. Passano alcuni minuti e alla fine l’Ufficiante, in piedi, legge lentamente le seguenti frasi, soffermandosi su ognuna di esse: 

Ufficiante: Rilassa completamente il tuo corpo ed acquieta la mente…

Quindi, immagina una sfera trasparente e luminosa che scende fino a te e viene infine accolta nel tuo cuore…

Riconoscerai il momento in cui la sfera comincia a trasformarsi in una sensazione di espansione all’interno del tuo petto…

La sensazione della sfera si espande dal tuo cuore verso l’esterno del corpo, mentre si fa più ampia la tua respirazione …

Nelle tue mani e nel resto del corpo avrai nuove sensazioni…

Percepirai ondulazioni crescenti e sgorgheranno emozioni e ricordi positivi…

Lascia che si produca il passaggio della Forza liberamente. Questa forza che dà energia al tuo corpo e alla tua mente…

Lascia che la Forza si manifesti in te…

Cerca di vedere la sua luce nei tuoi occhi e non impedire che essa agisca da sola…

Senti la Forza e la sua luminosità interna…

Lascia che si manifesti liberamente…

Aiutante: Con questa Forza che abbiamo ricevuto, concentriamo la mente sul compimento di ciò di cui abbiamo realmente bisogno: 

Invita tutti a mettersi in piedi per fare la Richiesta. Poi passa un po’ di tempo.

Ufficiante: Pace, Forza e Allegria!

Insieme: Anche per te, Pace, Forza e Allegria.

IMPOSIZIONE

Si effettua su richiesta di una o più persone. Ufficiante e Aiutante stanno in piedi

Ufficiante: La mia mente è inquieta.

Insieme: La mia mente è inquieta.

Ufficiante: Il mio cuore è agitato.

Insieme: Il mio cuore è agitato.

Ufficiante: Il mio corpo teso.

Insieme: Il mio corpo teso.

Ufficiante: Rilasso il mio corpo, il mio cuore e la mia mente.

Insieme: Rilasso il mio corpo, il mio cuore e la mia mente.

Ufficiante a Aiutante si siedono e lasciano trascorrere un certo tempo. L’Ufficiante si alza in piedi.

Ufficiante: Se vuoi ricevere la Forza devi comprendere che nel momento dell’Imposizione comincerai a sperimentare nuove sensazioni. Percepirai ondulazioni crescenti e sgorgheranno emozioni e ricordi positivi. Quando ciò accada, lascia che si produca il passaggio della Forza liberamente…

Lascia che la Forza si manifesti in te e non impedire che essa agisca da sola…

Senti la Forza e la sua luminosità interna… 

Lascia che si manifesti liberamente…

Trascorso un certo tempo l’ Aiutante si alza in piedi.

Aiutante: Chi desideri ricevere la Forza, si può alzare in piedi.

L’Aiutante invita, secondo il numero dei partecipanti, a rimanere in piedi accanto al proprio posto o a formare un cerchio intorno all’Ufficiante. Un momento dopo, l’Ufficiante comincia l’imposizione. L’Aiutante, nel caso in cui sia necessario, si occupa di facilitare gli spostamenti dei partecipanti, accompagnando, a volte, qualcuno fino al suo posto. Terminata l’Imposizione, si lascia un certo tempo di assimilazione dell’esperienza.

Aiutante: Con questa Forza che abbiamo ricevuto, concentriamo la mente sul compimento di ciò di cui abbiamo realmente bisogno, oppureconcentriamo la mente su ciò di cui ha realmente bisogno qualcuno che ci è molto caro.

Invita tutti ad alzarsi in piedi perché facciano in silenzio le loro richieste. A volte qualcuno dei partecipanti formula una Richiesta per qualcuno presente o assente.

Passa un po’ di tempo.

Ufficiante: Pace, Forza e Allegria!

Insieme: Anche per te, Pace, Forza e Allegria.

BENESSERE

Si effettua su richiesta di un gruppo di persone. I partecipanti, se possibile, stanno seduti. Ufficiante e Aiutante stanno in piedi.

Aiutante: Ci siamo riuniti per ricordare le persone che ci sono care. Alcuni di loro hanno problemi nella loro vita affettiva, difficoltà nella loro vita di relazioni, o problemi di salute. Dirigiamo verso di loro i nostri pensieri e ciò che di meglio desideriamo per loro.  

Ufficiante: Confidiamo che arrivi fino a loro la nostra richiesta di Benessere. Pensiamo alle persone che ci sono care; sentiamo la presenza delle persone che ci sono care e sperimentiamo il contatto con le persone che ci sono care.

Aiutante: Prendiamoci qualche minuto per meditare sulle difficoltà in cui si trovano queste persone….  

Si lasciano pochi minuti affinché i partecipanti possano meditare.

Ufficiante: Vorremmo ora far sentire a quelle persone ciò che di meglio desideriamo per loro. Un’ondata di sollievo e di benessere deve arrivare fino a loro…  

Aiutante: Prendiamoci qualche minuto per raffigurarci mentalmente la situazione di benessere che desideriamo per le persone che ci sono care.  

Si lasciano pochi minuti affinché i partecipanti possano concentrare la loro mente

Ufficiante: Concludiamo questa cerimonia dando l’opportunità, a chi lo desidera, di sentire la presenza di quegli esseri molto cari, che, sebbene non siano qui, nel nostro tempo e nel nostro spazio, sono con noi nell’esperienza dell’amore, della pace e della calda allegria…. 

Si lascia un breve tempo

Ufficiante: Questo è stato un bene per altri, riconfortante per noi e di ispirazione per la nostra vita…. Salutiamo tutti, immersi in questa corrente di benessere, rafforzata dai migliori desideri dei presenti…

PROTEZIONE

Cerimonia di partecipazione individuale o collettiva. Tutti in piedi. Ufficiante e Aiutante di fronte ai bambini e, intorno a loro, gli altri partecipanti.

Aiutante: Questa Cerimonia ha lo scopo di dare partecipazione ai bambini nella nostra comunità. 

Sin dall’antichità, i bambini sono stati oggetto di cerimonie come il battesimo, l’imposizione del nome, ecc. attraverso le quali si è voluto riconoscere il cambiamento di situazione, il cambiamento di tappa nella vita dell’essere umano. 

Esistevano ed esistono formalità civili attraverso le quali si fa risultare la nascita, il luogo in cui è avvenuta, ecc. Ma la trascendenza spirituale che accompagna una cerimonia come questa non ha nulla a che vedere con la freddezza degli atti scritti; è legata invece alla gioia dei genitori e della comunità quando vengono presentati pubblicamente i bambini.

Questa è una cerimonia mediante la quale lo stato dei bambini cambia, poiché diventano partecipi di una comunità che si impegna a farsi carico di loro qualora per circostanze sfortunate si trovassero privi di protezione.

In questa cerimonia si chiede protezione per i bambini e la comunità li accoglie come nuovi figli.

Passato un certo tempo, l’Ufficiante si rivolge amabilmente ai presenti.

Ufficiante: Chiediamo protezione per questi bambini.

Aiutante: Li accogliamo con grande gioia e ci impegnamo a dare loro protezione.

Ufficiante: Esprimiamo ora i nostri migliori auguri… Pace e allegria per tutti! 

Impone amabilmente una mano sulla testa di ogni bambino e lo bacia in fronte..

MATRIMONIO

Tutti in piedi. Una o più coppie. Ufficiante e Aiutante di fronte alle coppie.

Aiutante: Da tempi remoti, le nozze sono state cerimonie di cambiamento di stato delle persone. 

Quando qualcuno termina o comincia una nuova tappa della vita, accompagna di solito questa situazione con un determinato rituale. La nostra vita personale e sociale è legata a rituali più o meno accettati dal costume. Diamo il nostro saluto al mattino in modo diverso che alla sera, stringiamo la mano ad un conoscente, festeggiamo un compleanno, la conclusione degli studi o un cambiamento di lavoro. I nostri sport sono accompagnati da rituali e le nostre cerimonie religiose, di partito e civili ci collocano nella situazione mentale adeguata a ciascuna circostanza.

Il matrimonio è un cambiamento importante nello stato delle persone e in tutte le nazioni questo fatto esige certe formalità legali. Ciò significa che la relazione coniugale pone i consorti in una nuova situazione rispetto alla comunità e allo Stato. Ma quando una coppia stabilisce vincoli coniugali lo fa pensando ad un nuovo stile di vita, lo fa con sentimento profondo e non con spirito formale. 

C’è quindi, in questa cerimonia di cambiamento di stato, l’intenzione di stabilire un vincolo nuovo e possibilmente duraturo con un’altra persona. C’è il desiderio di ricevere dall’altro il meglio e di dare all’altro il meglio. C’è l’intenzione di approfondire il vincolo, mettendo al mondo o adottando figli.

Vedendo così il matrimonio, ammettiamo l’importanza della legalità del vincolo, ma in quanto al senso spirituale ed emozionale diciamo che sono unicamente i coniugi a dare significato a questa cerimonia. 

In altre parole. Questa cerimonia pone due esseri umani nella situazione di affrontare una vita nuova ed è in questa cerimonia che i contraenti realizzano questa profonda unione secondo il loro proprio sentire.

Noi non sposiamo, sono loro che si sposano di fronte alla nostra comunità. 

Ufficiante: E affinché questa cerimonia sia propria e vera, chiediamo; (rivolgendosi a uno dei due)Che cosa è per te questo matrimonio?

Chi ha ricevuto la domanda spiega ad alta voce…

Ufficiante: (Rivolgendosi all’altro). Che cosa è per te questo matrimonio?

Chi ha ricevuto la domanda spiega ad alta voce…

Ufficiante: Di conseguenza, questo matrimonio sarà secondo i desideri espressi e le intenzioni piò profonde. (Saluta affettusamente la/le coppia/e).

ASSISTENZA

Questa è una cerimonia di grande affetto ed esige che chi la fa dia il meglio di sé. 

La cerimonia può essere ripetuta a richiesta dell’interessato o di chi si occupa di lui. 

L’Ufficiante da solo con il moribondo. 

Qualunque sia l’apparente stato di lucidità o di incoscienza del moribondo, l’Ufficiante si avvicina a lui parlando lentamente, con voce soave e chiara.

Ufficiante: I ricordi della tua vita sono il giudizio delle tue azioni. Puoi, in breve tempo, ricordare molto di quanto di meglio c’è in te. Ricorda dunque, ma senza agitazione e purifica la tua memoria. Ricorda dolcemente e tranquillizza la tua mente…

Fa silenzio per alcuni minuti, riprendendo poi la parola con lo stesso tono e la stessa intensità.

Rifiuta ora lo spavento e lo scoramento…

Rifiuta ora il desiderio di fuggire verso regioni oscure…

Rifiuta ora l’attaccamento ai ricordi…

Rimani ora in libertà interiore, con indifferenza verso la suggestione del paesaggio…

………

Prendi ora la decisione dell’ascesa…

La Luce pura rischiara le cime delle alte catene montuose e le acque dai mille colori discendono tra melodie non riconoscibili verso altipiani e prati cristallini…

Non temere la pressione della Luce che ti allontana dal suo centro sempre più fortemente. Assorbila come se fosse un liquido o un vento, perché in essa, certamente, c’è la vita….

Quando nella grande catena montuosa trovi la città nascosta devi conoscerne l’entrata. Ma questo lo saprai nel momento in cui la tua vita sia trasformata. Le sue enormi mura sono scritte in figure, sono scritte in colori, sono “sentite”. In questa città si custodisce ciò che è stato fatto e ciò che c’è da fare…

Fa un breve silenzio, riprendendo poi la parola con lo stesso tono e la stessa intensità.

Sei riconciliato…

Sei purificato…

Preparati ad entrare nella più bella Città della Luce, questa città mai percepita dall’occhio, mai ascoltata nel suo canto dall’udito umano…

Vieni, preparati ad entrare nella Luce più bella…

MORTE

Ufficiante: La vita è cessata in questo corpo. Facciamo uno sforzo per separare nella nostra mente l’immagine di questo corpo dall’immagine di chi ora ricordiamo.

Questo corpo non ci ascolta, questo corpo non è colui che noi ricordiamo.

Chi non sente la presenza di un’altra vita separata dal corpo consideri che, anche se la morte ha paralizzato il corpo, le azioni compiute in vita continuano ad operare e la loro influenza non si potrà mai fermare.

Questa catena di azioni innescata in vita non può essere fermata dalla morte. Com’è profonda la meditazione su questa verità, anche se non si comprendono completamente le trasformazioni di un’azione nell’altra.

E chi sente la presenza di un’altra vita separata, consideri anch’egli che la morte ha solo paralizzato il corpo; che la mente si è ancora una volta liberata trionfalmente e si fa strada verso la Luce.

Qualunque sia la nostra opinione, non piangiamo i corpi. Meditiamo invece sulla radice delle nostre convinzioni e una calma e silenziosa allegria giungerà fino a noi.

Pace nel cuore, luce nella ragione!

RICONOSCIMENTO

Il Riconoscimento è una cerimonia volta ad includere qualcuno nella Comunità. Una inclusione per esperienze comuni, per ideali, atteggiamenti e procedimenti condivisi.

Si effettua su richiesta di un insieme di persone e dopo un Uffizio. Coloro che partecipano debbono avere a disposizione il testo scritto.

Ufficiante e Aiutante in piedi.

Aiutante: Questa cerimonia è stata richiesta da persone che desiderano includersi attivamente nella nostra comunità. Qui verrà espresso un impegno, personale e di insieme, di lavorare per il miglioramento della vita di ognuno e per il miglioramento della vita del nostro prossimo.

L’aiutante invita coloro che desiderano dare testimonianza ad alzarsi in piedi.

Ufficiante: Il dolore e la sofferenza che sperimentiamo noi esseri umani retrocederanno se avanza la buona conoscenza, non la conoscenza al servizio dell’egoismo e dell’oppressione. 

La buona conoscenza porta alla giustizia. 

La buona conoscenza porta alla riconciliazione.

La buona conoscenza porta, inoltre, a svelare il sacro nella profondità della coscienza.

Aiutante (e l’insieme di coloro che danno testimonianza, leggendo): 

Consideriamo l’essere umano come valore massimo al di sopra del denaro, dello Stato, della religione, dei modelli e dei sistemi sociali. 

Diamo impulso alla libertà di pensiero. 

Propugnamo l’uguaglianza di diritti e l’uguaglianza di opportunità per tutti gli esseri umani. 

Riconosciamo e incoraggiamo la diversità di costumi e di culture. 

Ci opponiamo ad ogni discriminazione. 

Consacriamo la giusta resistenza ad ogni forma di violenza fisica, economica, razziale, religiosa, sessuale, psicologica e morale.

Ufficiante: D’altra parte, così come nessuno ha diritto di discriminare gli altri per la loro religione o per la loro irreligiosità, reclamiamo per noi stessi il diritto di proclamare la nostra spiritualità e di credere nell’immortalità e nel sacro. 

La nostra spiritualità non è la spiritualità della superstizione, non è la spiritualità dell’intolleranza, non è la spiritualità del dogma, non è la spiritualità della violenza religiosa; è la spiritualità che che si è risvegliata dal suo profondo sonno per alimentare le migliori aspirazioni degli esseri umani. 

Aiutante (e l’insieme di coloro che danno testimonianza, leggendo): 

Vogliamo dare coerenza alla nostra vita facendo coincidere ciò che pensiamo con ciò che sentiamo e con ciò che facciamo. 

Desideriamo superare la cattiva coscienza riconoscendo i nostri fallimenti. 

E’ nostra aspirazione persuadere e riconciliare.

Ci proponiamo di mettere sempre più in pratica quella regola che ci ricorda di “trattare gli altri come vogliamo essere trattati”.

Ufficiante: Cominceremo una vita nuova. 

Cercheremo dentro di noi i segni del sacro e recheremo agli altri il nostromessaggio.

Aiutante (e l’insieme di coloro che danno testimonianza, leggendo): 

Oggi inizierà il rinnovamento della nostra vita. Cominceremo cercando la pace mentale e la Forza che ci dia allegria e convinzione. Poi ci dirigeremo alle persone più vicine per condividere con loro quanto di grande e di buono ci è accaduto. 

Ufficiante: Per tutti Pace, Forza e Allegria

Aiutante (e tutti i presenti): 

Anche per te Pace, Forza e Allegria.

IL CAMMINO

Se credi che la tua vita termini con la morte, ciò che pensi, che senti e che fai non ha senso. Tutto finisce nell’incoerenza, nella disintegrazione. 

Se credi che la tua vita non termini con la morte, ciò che pensi deve coincidere con ciò che senti e con ciò che fai. Tutto deve dirigersi verso la coerenza, verso l’unità. 

Se sei indifferente al dolore e alla sofferenza degli altri, ogni aiuto che tu chieda non troverà giustificazione. 

Se non sei indifferente al dolore e alla sofferenza degli altri, devi fare in modo che ciò che senti coincida con ciò che pensi e con ciò che fai per aiutare gli altri. 

Impara a trattare gli altri nello stesso modo in cui vorresti essere trattato.

Impara a superare il dolore e la sofferenza in te, nel tuo prossimo e nella società umana. 

Impara ad opporti alla violenza che c’è in te e fuori di te.

Impara a riconoscere i segni del sacro in te e fuori di te. 

Non lasciar passare la tua vita senza chiederti: “Chi sono?”

Non lasciar passare la tua vita senza chiederti: “Dove vado?”

Non lasciar passare un solo giorno senza darti una risposta su chi sei. 

Non lasciar passare un solo giorno senza darti una risposta su dove vai.

Non lasciar passare una grande allegria senza ringraziare dentro di te.

Non lasciar passare una grande tristezza senza reclamare dentro di te quell’allegria che vi è rimasta custodita.

Non immaginare di essere solo nel tuo villaggio, nella tua città, sulla Terra e negli infiniti mondi. 

Non immaginare di essere incatenato a questo tempo e a questo spazio. 

Non immaginare che con la tua morte si perpetui in eterno la solitudine.