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Lettere ai miei amici - 3

TERZA LETTERA AI MIEI AMICI

Cari amici,

spero che questa lettera serva a riordinare e semplificare le mie opinioni sulla situazione attuale. Vorrei anche prendere in esame alcuni aspetti delle relazioni interpersonali e di quelle tra gli individui ed il loro ambiente sociale.

1. Il cambiamento e la crisi

In quest’epoca di grandi trasformazioni gli individui, le istituzioni e la società sono in crisi. Le trasformazioni saranno sempre più veloci e lo stesso vale per le crisi individuali, istituzionali e sociali. Gli sconvolgimenti che così si annunciano forse non potranno essere assimilati da vasti settori umani.

2. Il disorientamento

Le trasformazioni che si stanno verificando prendono direzioni inattese e questo provoca un disorientamento generale riguardo al futuro e a ciò che si deve fare nel presente. In realtà non è il cambiamento in sé a inquietarci, poiché esso presenta molti aspetti positivi. Ciò che ci preoccupa è il non sapere quale direzione esso prenderà e quale orientamento dare alle nostre attività.

3. La crisi della vita personale

Grandi cambiamenti si stanno verificando nell’economia, nella tecnologia e nella società, ma soprattutto nelle nostre vite: nel nostro ambiente familiare e lavorativo, nelle nostre relazioni d’amicizia. Cambiano le nostre idee e ciò che credevamo del mondo, degli altri e di noi stessi. Mentre molte cose ci stimolano, molte altre ci confondono e ci bloccano. Il comportamento degli altri ed il nostro stesso ci risulta incoerente, contraddittorio e privo di una direzione chiara, proprio come gli avvenimenti intorno a noi.

4. Necessità di dare orientamento alla propria vita

Risulta allora fondamentale dare direzione ad una trasformazione che sembra essere inevitabile e non c’è altro modo di farlo che partendo da noi stessi. E’ in noi stessi che dobbiamo dare direzione a questa trasformazione disordinata di cui non conosciamo l’esito.

5. Direzione e trasformazione della situazione in cui si vive

Gli individui isolati non esistono; pertanto se qualcuno riesce a dare direzione alla propria vita, grazie a questo trasformerà i suoi rapporti interpersonali nell’ambito della famiglia, nell’ambiente lavorativo o in qualunque altro ambiente si trovi ad agire. Qui non si ha a che fare con un problema psicologico che si possa risolvere all’interno della testa di individui isolati: questo problema si risolve cambiando, grazie ad un comportamento coerente, la situazione in cui si vive, situazione che sempre implica altri. Quando festeggiamo un successo o, al contrario, quando ci sentiamo depressi per un fallimento, quando facciamo progetti per il futuro o ci proponiamo di introdurre cambiamenti nella nostra vita, sempre dimentichiamo il punto fondamentale: ci troviamo in una situazione costruita sul rapporto con gli altri. Non possiamo spiegare quanto ci accade né effettuare delle scelte senza fare riferimento a certe persone od a certi ambiti sociali concreti. Le persone che rivestono una speciale importanza per noi e gli ambiti sociali in cui viviamo ci pongono in una situazione precisa, a partire dalla quale pensiamo, sentiamo ed agiamo. Negare questo o non tenerne conto crea enormi difficoltà. La nostra libertà di scelta e d’azione risulta limitata dalla situazione in cui viviamo. Se vogliamo introdurre un cambiamento qualsiasi, questo cambiamento non potrà essere prospettato in astratto, ma dovrà riferirsi alla situazione in cui viviamo.

6. Il comportamento coerente

Se potessimo dare la stessa direzione al pensare, al sentire e all’agire; se quanto facciamo non ci creasse contraddizioni con quanto sentiamo, diremmo che la nostra vita è coerente. Allora ci considereremmo affidabili, anche se non necessariamente lo saremmo per l’ambiente in cui viviamo. Questa stessa coerenza dovremmo conquistarla nei rapporti con gli altri, che tratteremo come vorremmo essere trattati. Certo, sappiamo che può esistere una specie di coerenza distruttiva, come quella dei razzisti, degli sfruttatori, dei fanatici e dei violenti; ma l’incoerenza che caratterizza i rapporti delle persone di questo tipo risulta immediatamente palese, visto che trattano gli altri in un modo molto diverso da quello che desiderano per se stessi. L’unità tra pensiero, sentimento ed azione, l’unità tra il comportamento che si chiede e quello che si offre, sono ideali che non si concretizzano nella vita quotidiana. Questo è il punto. Si tratta di adeguare il nostro comportamento a questi propositi; si tratta di prendere in seria considerazione questi valori che danno direzione alla vita indipendentemente dalle difficoltà che si possono incontrare nel metterli in pratica. Se ci poniamo in una prospettiva dinamica e non statica, comprenderemo che si tratta di una strategia che deve guadagnare terreno con il passare del tempo. Qui ciò che conta sono le intenzioni, anche se inizialmente le azioni non corrispondono ad esse; soprattutto se le intenzioni vengono mantenute, affinate e consolidate. Le immagini di ciò che si vuole conseguire costituiscono dei punti fermi che indicano la direzione da seguire in qualunque situazione. Non si tratta di un’idea complicata. Per esempio, non ci meraviglia che una persona possa indirizzare la propria vita verso il conseguimento di una grande fortuna, pur sapendo in anticipo che non raggiungerà il suo obiettivo. In ogni caso il suo ideale costituisce una motivazione e questo anche se non conseguirà risultati rilevanti. Perché allora dovrebbe risultare difficile comprendere che questi ideali di vita possono dare direzione alle azioni umane nonostante l’epoca attuale risulti avversa a che ci sia coerenza tra il modo in cui si vuole essere trattati e il modo in cui trattiamo gli altri, avversa a che ci sia una stessa direzione nel pensare, sentire ed agire?

7. Le due proposte

Dare una stessa direzione al pensare, al sentire ed all’agire, e trattare gli altri come desidereremmo essere trattati sono due proposte tanto semplici che quanti sono abituati alle complicazioni le giudicheranno delle banali ingenuità. Eppure dietro l’apparente candore c’è una nuova scala di valori in cui la coerenza si colloca al primo posto; una nuova morale per la quale non è indifferente il genere di azioni che si compiono; un’aspirazione del tutto nuova ad essere coerenti quando ci si sforza di dare direzione agli eventi umani. Dietro l’apparente candore sono in gioco il senso della vita personale e quello della vita sociale che potranno assumere una direzione veramente evolutiva o prendere la via della disintegrazione. Non possiamo più sperare che i vecchi valori diano coesione alle gente quando il tessuto sociale si deteriora ogni giorno di più con il crescere della sfiducia, dell’isolamento e dell’individualismo. La solidarietà che un tempo esisteva tra i membri di una classe, di un’associazione, di un’istituzione o di un gruppo viene sostituita dalla competizione selvaggia a cui non sfuggono né la coppia né la famiglia. Mentre è in corso questo processo di demolizione, una nuova solidarietà non potrà crescere se avrà come base idee e comportamenti propri di un mondo che non esiste più. Una nuova solidarietà sarà possibile grazie al bisogno concreto di ogni individuo di dare direzione alla propria vita e questo implicherà la trasformazione dell’ambiente in cui ciascuno vive. Una tale trasformazione, se vera e profonda, non potrà avvenire con imposizioni né con leggi o fanatismi ma grazie al potere del convincimento e ad un’azione comune che, anche se minima, coinvolga le persone che fanno parte di uno stesso ambiente.

8. Arrivare a tutta la società partendo dall’ambiente a noi più vicino

Sappiamo che, se trasformiamo in senso positivo la nostra situazione, l’influenza da noi esercitata sul nostro ambiente indurrà altre persone a condividere il nostro punto di vista e questo permetterà la crescita di tutto un sistema di relazioni umane. Ma potremmo porci la domanda: perché dovremmo fare questo passo? Semplicemente per coerenza con la proposta di trattare gli altri come vorremmo essere trattati. O forse non renderemo partecipi altri di qualcosa che è risultato fondamentale per la nostra vita? Se la nostra influenza aumenta è perché le nostre relazioni e, pertanto, i componenti del nostro ambiente sono cresciuti. Questo è un punto di cui dovremmo tenere conto fin dal principio perché, per quanto ridotto possa essere il punto d’applicazione iniziale della nostra attività, la nostra influenza potrà arrivare anche molto lontano. Non è strano pensare che altre persone possano decidere di unirsi a noi e prendere la nostra stessa direzione. Dopo tutto i grandi movimenti storici hanno seguito lo stesso cammino: all’inizio erano piccoli, com’è logico che sia, poi sono cresciuti, e sono cresciuti quando la gente ha sentito che interpretavano le sue necessità e le sue inquietudini. Agire nell’ambiente che ci è più vicino ma con lo sguardo rivolto al progresso della società, è coerente con quanto s’è detto. Altrimenti, se tutto termina in individui isolati per i quali gli altri non rivestono alcuna importanza, a che scopo fare riferimento ad una crisi globale da affrontare con risolutezza? La necessità spingerà la gente che vuol dare una nuova direzione alla propria vita e agli avvenimenti, a creare ambiti di discussione e di comunicazione diretta. In seguito, la diffusione portata avanti attraverso tutti i possibili mezzi di comunicazione permetterà di ampliare la superficie di contatto. Altrettanto accadrà quando verranno creati organismi e istituzioni compatibili con questo progetto.

9. L’ambiente in cui si vive

Abbiamo già osservato che il cambiamento è così veloce ed inatteso che il suo impatto è vissuto come una crisi da intere società, istituzioni e individui. Per questo è indispensabile dare direzione agli avvenimenti. Ma come può farlo una persona che si trova sottomessa all’azione di eventi ben più grandi? E’ evidente che una persona può dare direzione solo agli aspetti più immediati della propria vita e non al funzionamento delle istituzioni o della società. D’altronde pretendere di dare direzione alla propria vita non è una cosa facile dato che ciascuno vive all’interno di una situazione: non vive isolato, vive in un ambiente. Possiamo considerare questo ambiente grande come l’Universo o come la Terra, o come un paese, uno Stato, una provincia, ecc. In ogni caso, però, esisterà un ambiente a noi prossimo nel quale portiamo avanti le nostre attività. Si tratta dell’ambiente familiare, lavorativo, delle amicizie, ecc. Viviamo in una situazione in cui facciamo sempre riferimento ad altre persone e questo è il nostro mondo individuale, dal quale non possiamo prescindere. Esso agisce su di noi e noi su di esso in modo diretto. Se abbiamo una qualche influenza, è su questo ambiente a noi più vicino. Ma sia l’influenza che esercitiamo, sia quella che riceviamo risentono a loro volta di situazioni più generali, cioè della crisi e del disorientamento.

10. La coerenza come direzione di vita

Se si vuole dare una qualche direzione agli avvenimenti, si deve partire dalla propria vita e questo significa tenere conto dell’ambiente in cui si agisce. Ma a quale direzione dobbiamo aspirare? Indubbiamente a quella che ci dà coerenza e sostegno in un ambiente tanto mutevole e imprevedibile. Proporsi di dare la stessa direzione al pensare, al sentire e all’agire significa proporsi di vivere in modo coerente. Ma non si tratta di una meta facile, dato che ci troviamo in una situazione che non abbiamo completamente scelto. Facciamo cose di cui abbiamo bisogno, anche se in gran disaccordo con quanto pensiamo e sentiamo. Ci troviamo inseriti in situazioni che non governiamo. Agire coerentemente, più che un fatto, è un’intenzione, una tendenza che dobbiamo tenere costantemente presente per far sì che la nostra vita si orienti verso un comportamento il più possibile coerente. E’ evidente che potremo cambiare parzialmente la nostra situazione solo esercitando una qualche influenza sul nostro ambiente. Questo implica dar direzione ai rapporti che ci legano ad altre persone, alcune delle quali finiranno per condividere il nostro comportamento. Se a questo si obietta che alcune persone cambiano spesso ambiente per ragioni di lavoro o per altri motivi, risponderemo che ciò non invalida minimamente quanto detto, dato che tali persone verranno a trovarsi comunque in una qualche situazione, in un ambiente determinato. Se pretendiamo coerenza, il modo di trattare gli altri dovrà essere lo stesso che esigiamo per noi stessi. Allora, in queste due proposte troviamo gli elementi fondamentali che ci danno direzione fin dove le nostre forze ci permettono di agire. La coerenza aumenta quando il pensare, il sentire e l’agire hanno la stessa direzione. Un comportamento coerente deve necessariamente essere tale anche nei rapporti con gli altri e questo significa cominciare a trattare gli altri nel modo in cui vorremmo essere trattati noi. Coerenza e solidarietà sono direzioni, linee di comportamento che si desidera mettere in pratica.

11. L’agire con senso della proporzione come progresso verso la coerenza

Come avanzare nella direzione della coerenza? In primo luogo deve esserci una certa proporzione tra le attività che svolgiamo nella vita quotidiana. E’ necessario stabilire quali sono le questioni più importanti tra tutte quelle di cui dobbiamo occuparci. Affinché le cose funzionino, dobbiamo dare priorità a ciò che è fondamentale; solo dopo verrà ciò che è secondario, e così via. Probabilmente basterà occuparsi di due o tre questioni prioritarie per avere un sufficiente controllo della situazione. Le priorità non si possono invertire né possono diventare tanto lontane, in termini d’importanza, da squilibrare la nostra situazione. Le cose devono procedere insieme, non isolatamente; si deve evitare che alcune avanzino e che altre restino indietro. Spesso l’importanza che attribuiamo ad una certa attività ci abbaglia e questo finisce per sbilanciare tutto l’insieme… così, alla fine, non riusciremo a realizzare neppure ciò che consideravamo tanto importante perché la nostra situazione generale è ormai compromessa. E’ anche vero che a volte si presenta la necessità di affrontare faccende urgenti ma è evidente che non si può vivere rinviandone altre che risultano pregiudiziali nella situazione generale in cui si vive. Stabilire delle priorità e portare avanti le attività in maniera proporzionata costituisce un evidente progresso nella direzione della coerenza.

12. L’agire con senso dell’opportunità come progresso verso la coerenza

Esiste una routine quotidiana determinata dagli orari, dalle faccende personali e dal funzionamento del nostro ambiente. Eppure, anche all’interno di queste scansioni, gli avvenimenti presentano una dinamica ed una ricchezza che le persone superficiali non sanno apprezzare. Alcuni confondono la vita con la routine quotidiana; ma le cose non stanno assolutamente così perché essi stessi sono spesso costretti a fare delle scelte, anche se all’interno delle condizioni imposte dall’ambiente. Certo, viviamo in mezzo agli inconvenienti ed alle contraddizioni, ma è opportuno non confondere i due termini. Per “inconvenienti” intendiamo i fastidi e gli impedimenti che ci troviamo continuamente ad affrontare. Non si tratta di problemi molto gravi; è indubbio, però, che se sono numerosi e ripetuti, finiscono per far aumentare in noi irritazione e fatica. Siamo sicuramente in grado di superarli; non determinano la direzione della nostra vita, non ci impediscono di portare avanti un progetto; sono ostacoli posti lungo il cammino, che hanno le dimensioni più varie: si va dalla piccola difficoltà fisica a problemi che rischiano di farci perdere la bussola. Gli inconvenienti, pur ammettendo un’ampia gamma di gradazioni, si mantengono sempre all’interno di un certo limite che non ci impedisce di progredire. Qualcosa di diverso succede quando abbiamo a che fare con ciò che chiamiamo “contraddizioni”. Quando i nostri progetti non possono essere realizzati, quando gli avvenimenti ci portano in una direzione opposta a quella desiderata, quando ci troviamo in un circolo vizioso che non riusciamo a spezzare, quando non possiamo dare la minima direzione alla nostra vita, siamo prigionieri della contraddizione. La contraddizione è una specie di inversione della corrente della vita, che ci riporta indietro senza speranza. Certo, qui stiamo descrivendo il caso in cui l’incoerenza si presenta con maggior crudezza. In una situazione di contraddizione, ciò che pensiamo, ciò che sentiamo e ciò che facciamo si trovano in opposizione. Malgrado tutto, però, esiste sempre la possibilità di dare direzione alla vita: il punto sta nel sapere quando farlo. L’agire con senso dell’opportunità è qualcosa di cui non teniamo conto nella routine quotidiana, perché molte cose sono già codificate. Quando però abbiamo a che fare con inconvenienti gravi o con contraddizioni, non possiamo rischiare di prendere delle decisioni che potrebbero avere un esito catastrofico. In termini generali, dobbiamo retrocedere davanti ad una grande forza ed avanzare con risolutezza quando essa si indebolisce. C’è una grande differenza tra la persona timorosa che retrocede o si blocca davanti a qualsiasi inconveniente e quella che agisce passando sopra alle difficoltà, perché sa che, proprio avanzando, potrà eluderle. A volte non è possibile avanzare perché sorge un problema superiore alle nostre forze e scagliarvisi contro senza riflettere ci condurrebbe al disastro. Ma anche un grande problema sarà soggetto ad una dinamica: il rapporto di forze tra noi e lui prima o poi cambierà, o perché la nostra influenza aumenterà o perché diminuirà la sua. Quando il rapporto di forze cambia è il momento di avanzare con risolutezza, poiché un’indecisione o un rinvio potrebbero nuovamente modificare i fattori in gioco. Le azioni opportune costituiscono lo strumento migliore per effettuare un cambiamento di direzione.

13. L’adattamento crescente come progresso verso la coerenza

Soffermiamoci sul tema della direzione, della coerenza che desideriamo raggiungere. L’adattamento a determinate situazioni è in rapporto con questo tema, perché adattarci a cose che ci portano in direzione opposta alla coerenza costituisce una grande incoerenza. Gli opportunisti dimostrano di soffrire di una grave miopia a questo riguardo. Essi credono che il modo migliore di vivere consista nell’accettare tutto, nell’adattarsi a tutto; pensano che accettare sempre tutto, purché provenga da chi ha il potere, costituisca un buon adattamento; ma per noi è chiaro che delle vite così dipendenti risultano molto lontane da ciò che intendiamo per coerenza. Noi distinguiamo tra il disadattamento, che ci impedisce di ampliare la nostra influenza; l’adattamento decrescente, che ci obbliga ad accettare le condizioni stabilite; l’adattamento crescente, che fa aumentare la nostra influenza nella direzione indicata dalle proposte di cui veniamo parlando. In sintesi:

  1. Nel mondo è in atto una veloce trasformazione, determinata dalla rivoluzione tecnologica, che si scontra con le strutture stabilite e con la formazione e le abitudini di vita delle società e degli individui.
  2. Lo sfasamento che ne deriva genera crisi sempre più profonde in tutti i campi; niente lascia supporre che questo sfasamento si ridurrà; sembra, al contrario, che tenderà ad aumentare.
  3. Essendo gli avvenimenti imprevedibili, ci diventa impossibile capire quale direzione prenderanno le cose, le persone che ci circondano e, in definitiva, la nostra stessa vita.
  4. Molte cose che pensavamo e credevamo non ci servono più. Né possiamo attenderci soluzioni da una società, da istituzioni o da singoli individui che soffrono dello stesso male.
  5. Se decidiamo di agire per far fronte a questi problemi, dovremo dare direzione alla nostra vita provando a rendere coerenti tra loro ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo. Dal momento che non viviamo isolati, la coerenza dovrà applicarsi ai rapporti con gli altri, che tratteremo nello stesso modo che desideriamo per noi. Queste due proposte non possono essere messe in pratica rigorosamente ma rappresentano la direzione di cui abbiamo bisogno, soprattutto se le utilizziamo come punti di riferimento permanenti e se diventano sempre più sentite.
  6. E’ negli ambiti in cui siamo direttamente a contatto con altre persone che dobbiamo agire per imprimere una direzione favorevole alla nostra situazione. Qui non abbiamo a che fare con una questione psicologica, una questione che possa essere risolta nella testa dei singoli individui; questo è un tema legato alla situazione in cui si vive.
  7. Se siamo coerenti con queste proposte e se cerchiamo di metterle in pratica, arriveremo alla conclusione che quanto risulta positivo per noi e per l’ambiente che ci è più vicino dovrà essere esteso a tutta la società. Insieme a quanti si sono incamminati nella nostra stessa direzione creeremo i mezzi più adeguati affinché una nuova solidarietà possa manifestarsi. Pertanto, pur agendo in modo specifico nel nostro ambiente, non perderemo mai di vista la situazione globale che coinvolge tutti gli esseri umani e che richiede il nostro aiuto, proprio come noi abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri.
  8. I cambiamenti inattesi ci portano a prospettare seriamente la necessità di dare direzione alla nostra vita.
  9. La coerenza non inizia né termina nell’individuo singolo ma è in rapporto con l’ambiente, con le altre persone. La solidarietà è un aspetto della coerenza personale.
  10. Agire con proporzione significa stabilire delle priorità nella propria vita ed operare in base ad esse evitando che si determinino squilibri.
  11. Agire con senso dell’opportunità significa retrocedere davanti a una grande forza e avanzare con risolutezza quando questa si indebolisce. Questa è un’idea importante se, trovandoci sottomessi alla contraddizione, cerchiamo di cambiare la direzione della nostra vita.
  12. Il disadattamento nei confronti del nostro ambiente, che ci impedisce qualunque trasformazione, non risulta conveniente; lo stesso vale per l’adattamento decrescente, situazione nella quale ci limitiamo ad accettare le condizioni stabilite. L’adattamento crescente consiste nell’accrescere la nostra influenza sull’ambiente seguendo una direzione coerente.

Ricevete, con questa lettera, un caloroso saluto.

17 Dicembre 1991

Lettere ai miei amici - 3